In Liberia circa 3 milioni di abitanti vivono, quando non c'è la guerra, con un dollaro al giorno. Il debito estero ufficiale è di 2 miliardi di dollari, il doppio del prodotto interno lordo. Ma i crediti accumulati in banche battenti bandiera liberiana e provenienti dall'estero arrivano, al settembre 2001, a 16 miliardi e 231 milioni di dollari. I depositanti sono tedeschi, giapponesi, francesi, britannici, statunitensi e anche italiani.
A Monrovia, infatti, opera da molti anni la Tradevco, una banca d'affari controllata da Mediobanca. Con un bilancio di 28 milioni di dollari, impiega soprattutto verso altre banche e guadagna praticamente solo da commissioni.
I capitali italiani nei paradisi fiscali sono presenti soprattutto nel Principato di Monaco - 882 milioni di dollari su quasi 3 miliardi, ma i dati sono fermi al '98 - e a sorpresa alle Bahamas, subito dopo i canadesi, 2,8 miliardi su 24 miliardi di crediti bancari (non si conosce la composizione dei restanti 140 miliardi di capitali esteri dell'arcipelago). Nei 41 paesi individuati dall'Ocse arrivano in tutto dall'Italia quasi 10 miliardi di dollari.
La lista italiana dei paesi a fiscalità privilegiata, rinnovata con decreto del ministro dell'Economia nel novembre scorso, è più ampia in realtà di quella dell'Ocse. Comprende infatti 50 paesi a pieno titolo e altri 19 per aspetti parziali. La normativa nazionale, però, si concentra soprattutto sui problemi dell'elusione fiscale; solo dalla Finanziaria 2000 è stata introdotta la diretta imputazione in capo alla società controllante dei redditi conseguiti da una controllata localizzata in un paradiso fiscale - il cosiddetto sistema delle controlled foreign companies, cui l'Italia è arrivata per ultima in Occidente.