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La morte del segreto bancario

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  • La morte del segreto bancario

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    La fine del segreto bancario. Ecco quanto emerge da una inchiesta del New York Times sulla notizia più censurata dell'anno con importanti ripercussioni economiche a livello mondiale.
    Lo scandalo scoppia questa estate quando il New York Times pubblica un’inchiesta nella quale denuncia che, nelle more della "War on Terror", il governo americano acquisisce ormai da anni la totalità dei dati del consorzio interbancario SWIFT
    Lo scandalo SWIFT è sicuramente la notizia più censurata dell’anno. Lo scandalo scoppia questa estate quando il New York Times pubblica un’inchiesta nella quale denuncia che, nelle more della "War on Terror", il governo americano acquisisce ormai da anni la totalità dei dati del consorzio interbancario SWIFT, senza che il Congresso americano ne sia stato informato. Preoccupato per la privacy dei dati bancari dei cittadini statunitensi, il New York Times ha dato poco peso al fatto che per il circuito SWIFT transitino quasi tutte le transazioni interbancarie mondiali e che, quindi, il programma americano di sorveglianza aveva fatto stracci del segreto bancario non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa e nel resto del mondo.
    Il New York Times è stato aggredito dai repubblicani e dalla stampa amica del governo in quanto avrebbe tradito un segreto vitale per la sicurezza nazionale. Ingenuamente il quotidiano newyorkese ha fatto presente che era stata la stessa Amministrazione americana a dichiarare in più occasioni che i terroristi islamici avevano smesso di usare i circuiti interbancari per spostare il denaro, dopo che il programma statunitense di tracciamento bancario (peraltro ben pubblicizzato, anche se non nel dettaglio) si era rivelato efficace consentendo il sequestro di fondi e la cattura di alcuni terroristi.
    Il punto dolente per l’amministrazione USA non risiedeva, però, nel (poco) possibile danno alla "War on Terror", ma nel fatto che l’inchiesta del New York Times ha rivelato al mondo che gli USA spiano illegalmente e in gran segreto, dal 2001, tutte le transazioni bancarie del mondo. Dopo che qualcuno, evidentemente in privato, ha spiegato la questione al quotidiano americano, il suo editore ha sentito il dovere di scusarsi pubblicamente per la fuga di notizie.
    Lo scandalo ha avuto una modesta eco fuori dagli Stati Uniti, complice anche una scandalosa copertura offerta dall’informazione a ogni latitudine. Eppure il governo del Belgio, dove ha sede il consorzio SWIFT ha dichiarato illegale il trasferimento di dati all’amministrazione americana, la Svizzera ha riconosciuto la morte del segreto bancario e l’Unione Europea ha chiesto di discutere con urgenza la cosa con Washington.
    (continua sotto la comunicazione pubblicitaria)
    Tutto si è svolto in gran segreto per anni, l’amministrazione americana ha inviato alla filiale americana di SWIFT un “sub-poena” (un ordine gravato di minaccia penale) affinché trasferisse agli USA i dati relativi alle transazioni dei soggetti in odore di terrorismo. SWIFT, dichiarandosi non in grado di discernere i dati utili tra quelli che controlla, ha pensato bene di trasferire in blocco tutti i dati agli americani. SWIFT avrebbe informato della cosa i membri del consorzio (i banchieri centrali del G10), ma non è ancora stato possibile sapere in che termini. Non è stato neanche possibile sapere quali cautele abbia preso SWIFT, visto che ormai da mesi dice di aver provveduto in tal senso senza essere in grado di specificare cosa abbia fatto di diverso dal trasferire tout-court i suoi database agli americani.
    Hanspeter Thür, Commissario Federale per la Protezione dei Dati della Svizzera, ha dichiarato che “le banche svizzere hanno infranto la legge omettendo di informare i propri clienti che i dati delle loro transazioni sono stati trasferiti alle autorità americane”. Un’altra infrazione risiede nell’aver trasferito tali dati verso un paese con una legislazione relativa al segreto bancario meno rigorosa di quella svizzera, i cui quotidiani hanno concluso che il leggendario segreto bancario elvetico non esiste più.
    Secondo la Commissione per la Privacy dei Dati in Belgio, “dev’essere considerato un grave errore di giudizio da parte di SWIFT aver consentito che una massiccia quantità di dati personali sia stata posta sotto sorveglianza (statunitense) in maniera segreta e sistematica per anni senza alcuna reale giustificazione e senza un controllo indipendente come previsto dalla leggi del Belgio e da quelle dell’Unione Europea (…) anche i principi fondamentali della legge europea, quali quello della proporzionalità, del periodo limitato di conservazione, il principio di trasparenza, la necessità di un controllo indipendente e di un congruo livello di protezione dovevano essere rispettati”. Ma questo non è successo.
    La Commissione Europea e il Comitato Articolo 29 (che si occupa di Privacy) ci stanno ancora riflettendo, ma già il Belgio ha considerato illegale la vicenda, pur astenendosi dal prendere misure nei confronti di Swift, che per parte sua si ritiene esente da colpe in quanto avrebbe informato le banche centrali di Germania, Francia, Italia, Giappone, Olanda, Svezia, Svizzera, Regno Unito e USA e anche la BCE, senza aver avuto alcun riscontro negativo.
    Jean Claude Trichet, a capo della Banca Centrale Europea, ha cercato di lavarsene le mani affermando che “il compito di proteggere i dati personali è al di fuori delle competenze di controllo del Gruppo, dato che non è in relazione con il funzionamento dell’infrastruttura del mercato e con la stabilità finanziaria”.
    Trichet ha ammesso che le banche centrali del G10 furono informate (senza specificare in che termini) dell’iniziativa americana nel febbraio del 2002, ma che i banchieri restarono in silenzio poiché non considerarono un loro compito proteggere la privacy dei dati di SWIFT, in quanto la BCE e le banche centrali hanno solamente il compito di “proteggere l’infrastruttura di mercato e la stabilità finanziaria“. Alla fine però, anche Trichet ha dovuto ammettere che “ se abbiamo avuto un immenso, estremamente tragico, problema di protezione dei dati, forse questo potrebbe aver provocato qualche conseguenza in termini di stabilità finanziaria. La perdita della fiducia nella riservatezza delle operazioni bancarie è sicuramente in grado di minare la fiducia degli operatori e, di conseguenza, di danneggiare l’infrastruttura di mercato e la stabilità finanziaria”.
    In attesa di un prossimo incontro chiarificatore con gli USA, i rappresentanti della UE appaiono preoccupati, memori della vicenda per la quale si scoprì che gli USA impiegavano i dati della rete ECHELON per favorire le loro aziende a scapito di quelle europee. Preoccupazioni legittime, tenuto conto anche della sequenza affari persi negli ultimi anni da AIRBUS in favore di Boeing e da altre aziende europee nei confronti di quelle USA, sembra vigere in Europa la consegna del silenzio.
    Una consegna particolarmente rispettata in Italia, particolare facilmente verificabile usando un qualsiasi motore di ricerca con il termine SWIFT. La scorsa estate alcuni giornali hanno dato notizia del confronto tra Casa Bianca ed il New York Times, ma presentando la cosa come una faccenda squisitamente americana. Il Corriere della Sera, che è il quotidiano che ha prodotto più articoli in merito, è addirittura giunto ad affermare che la questione fosse relativa solo alle transazioni da e per gli Stati Uniti. Alcuni parlamentari di sinistra hanno passato la palla ad altri colleghi, ma poi la palla si è persa e non si è vista nemmeno un’interrogazione parlamentare su fatti di tale gravità.
    Al di là dei problemi relativi alla privacy e all’alterazione della concorrenza in favore degli USA, esiste anche un altro aspetto importante che però non sembra preoccupare nessuno dei politici italiani ed europei: gli USA, con i dati di SWIFT, sono in grado di tracciare e ricostruire la storia economica di uomini e partiti politici. Un dato di fatto abbastanza allarmante, vista la cifra etica e morale dimostrata dall’attuale Amministrazione nordamericana. Un dato ancora più allarmante se si considera che tali informazioni potrebbero essere usate per favorire formazioni politiche, funzionati pubblici e uomini politici “amici” di Washington, o per distruggere la reputazione di ex amici ed attuali nemici.
    Un enorme vantaggio competitivo e un altrettanto invadente potere di ricatto consegnato in segreto agli USA, la chiave dei conti correnti mondiali (si parla di miliardi di operazioni e milioni di conti bancari) consegnata alle agenzie che si occupano della sicurezza nazionale americana, che si sono moltiplicate in maniera esponenziale sotto l’Amministrazione Bush, senza che nessuno lo sapesse e senza nessun tipo di controllo su chi potesse avere accesso a questo tesoro dal valore incalcolabile. Una situazione che per il momento, a parte la richiesta di colloqui da parte della UE, ha avuto una sola conseguenza reale: la convocazione di un gruppo di studio tra i paesi asiatici al fine di costituire un consorzio simile a SWIFT, ma sottratto all’inutile sovranità europea.
    Fonte: businessonline.it
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