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ed ora cari miei facciamo un po di politica VOTA SI O VOTA NO

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  • Studiati la storia UE, vedrai che si è partiti da UEO (1948), CECA per arrivare step by step a dove siamo ora e si continuerà così.
    L’hanno chiesto agli italiani ? Sí, nel 1989 con tanto di referendum per costituire il Parlamento Europeo ( 88% sí ).
    I politici italiani chi li vota e li ha votati ? La befana?


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    • Originariamente Scritto da Afratton Visualizza Messaggio
      Studiati la storia UE, vedrai che si è partiti da UEO (1948), CECA per arrivare step by step a dove siamo ora e si continuerà così.
      L’hanno chiesto agli italiani ? Sí, nel 1989 con tanto di referendum per costituire il Parlamento Europeo ( 88% sí ).
      I politici italiani chi li vota e li ha votati ? La befana?


      L'indizione del referendum consultivo fu possibile con la preventiva approvazione della legge cost. 3 aprile 1989, n. 2, votata all'unanimità da entrambe le Camere. Esso era privo di efficacia giuridica vincolante, ma ebbe una valenza politica plebiscitaria per la fortissima partecipazione popolare, benchè si trattasse solo di un referendum consultivo:

      alla consultazione hanno partecipato 37.560.404 votanti, pari all'80,68% dei 46.552.411 elettori italiani.







      "Si potrebbe forse osservare che le condizioni dell’Italia e dell’Europa nell’estate del 1989 erano alquanto diverse da quelle dei nostri giorni. Non era ancora caduto il Muro di Berlino. Non avevamo ancora firmato il Trattato di Maastricht con cui i membri delle Comunità europee si sarebbero impegnati a creare un mercato unico e una moneta unica.

      Ma commetteremmo un errore se credessimo che il mercato unico e l’euro hanno reso l’Italia più vulnerabile. Fummo vulnerabili perché non avevamo messo la nostra economia in condizione di cogliere le straordinarie occasioni offerte dal mercato unico, non avevamo ridotto il debito e il deficit, continuavamo a indebitarci spensieratamente, non avevamo migliorato la nostra produttività e passavamo una buona parte del nostro tempo a parlare di Berlusconi.

      Un referendum sull’Europa potrebbe avere un senso soltanto se avessimo idee chiare e ferme convinzioni su quelle parti della costruzione europea che non consideriamo compatibili con i nostri interessi. Ma non basta dire «torniamo alla lira», come fanno alcune forze politiche, senza spiegare che cosa accadrebbe il giorno dopo. Per ora, e sino a quando gli euroscettici non ci avranno fornito migliori argomenti, il referendum del 1989 conserva la sua originale validità."

      Ambasciatore Sergio Romano

      https://www.corriere.it/lettere-al-c...?refresh_ce-cp

      Last edited by Martin; 17/03/2020, 16:35. Motivo: cartello
      Sono capitato in questo forum per caso, volevo delocalizzare me stesso...

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      • Avevo chiaramente chiesto di darci un taglio con questi link a siti e puttanate sovraniste. Questo è un avvertimento ufficiale.

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          Sono capitato in questo forum per caso, volevo delocalizzare me stesso...

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            https://www.dagospia.com/rubrica-4/b...tte-230297.htm

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            Questa crisi è diversa perchè ha che fare con la salute, e su scala globale data la facilità di contagio del coronavirus. Quando è in gioco la vita i soldi non servono per recuperare, serve il vaccino per renderci immuni e tornare con la dovuta sicurezza sanitaria alle nostre occupazioni.

            The Universal Declaration of Human Rights of the United Nations states: “Everyone has the right to a standard of living adequate for the health and well-being of himself and of his family, including food, clothing, housing and medical care and necessary social services”

            Credo proprio che rivaluteremo il Diritto alla sanità e alla buona salute, come bene pubblico globale. La salute non può essere un prodotto come gli altri venduto sul mercato al singolo consumatore. Perché, come stiamo vedendo e vivendo a causa del coronavirus, la debolezza del servizio sanitario rende vulnerabile tutto il nostro sistema di vita.

            Questa pandemia ha portato alla luce i danni causati da non adeguati sistemi sanitari nei vari Paesi e, allo stesso tempo, ci impegna nello stabilire regole globali per la protezione della salute. La salute, l'ambiente, il welfare e le condizioni di lavoro dovrebbero avere degli standards internazionali applicabili ovunque nel villaggio globale.

            La globalizzazione, il mercato globale, può veicolare una pandemia ma allo stesso stesso è incapace di risolvere l'emergenza. Il settore della sanità privata è praticamente irrilevante nell'affrontarla l'epidemia.

            Pressoché ovvia la conclusione, per prevenire e combattere queste emergenze dobbiamo maggiorare la spesa pubblica indirizzata a tutte le attività concernenti la nostra salute, dalle infrastrutture alle università, dalla ricerca all'assistenza sociale, senza dimenticare l'equilibrio ecologico. E sì, il nostro benesere è multi-fattoriale.

            Pensate alla ricerca scientifica, in questo momento è cruciale per tirarci fuori dall'incubo coronavirus, ma quanto l'abbiamo maltrattata in Italia finora?

            Riconsideriamo il tutto con una nuova prospettiva, investire in qualche laboratorio ben attrezzato e nella formazione di scienziati (con la giusta paga) quale punta avanzata per la nstra salute, ci avrebbe fatto risparmiare una valanga di miliardi nella finanza, nell'industria, nel commercio, nel turismo, ecc

            Facciamola una bella analisi costi/benefici, e, soprattutto, non lasciamola nel cassetto!



            Last edited by Martin; 17/03/2020, 22:44.
            Sono capitato in questo forum per caso, volevo delocalizzare me stesso...

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              Osservate il grafico


              - rosso - Cina, lockdown molto anticipato rispetto all'Italia e curva dei decessi più bassa

              - blu - Italia, lockdown posticipato rispetto alla Cina e curva dei decessi in salita

              - linea tratteggiata è la curva ipotetica di crescita esponeziale dei decessi senza lockdown


              Cmq, tutto dipende dai dati, dalla loro raccolta e, soprattutto, dalla trasparenza... e sulla veridicità di quelli cinesi ho molti dubbi!
              Sono capitato in questo forum per caso, volevo delocalizzare me stesso...

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                INFLUENZA SPAZIALE - IL VIDEO DELL'ARCHIVIO LUCE: QUANDO MAO STARNUTA IL MONDO SI AMMALA Giuliano Cazzola per Il Riformista   terapia intensiva Premetto che sono disponibile e pronto a essere sottoposto a una perizia psichiatrica come succedeva ai dissidenti nell’Urss;

                .

                Il mio spirito guerriero è in sintonia col pensiero di Cazzola: NON FERMIAMO L'ITALIA

                Ci ho già raccontato l'esperienza della mia famiglia, lato materno, che, seppur con qualche apprensione, passò indenne l'influenza asiatica.

                Aggiungo, le vicissitudini di mio nonno paterno che era un giovanissimo soldato nella Grande Guerra quando deflagrò la famigerata "spagnola". Il mio avo raccontava che segui con scrupolo la "profilassi" in uso all'epoca: alcool a volontà e tabacco, sia fumato che masticato, perché si credeva che fossero efficaci per non contrarre il virus.
                Che pacchia! Fare dei piaceri una medicina


                Sono capitato in questo forum per caso, volevo delocalizzare me stesso...

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                • Originariamente Scritto da Admin Visualizza Messaggio
                  Avevo chiaramente chiesto di darci un taglio con questi link a siti e puttanate sovraniste. Questo è un avvertimento ufficiale.
                  Va benissimo, mi lasci almeno pubblicare articoli da “fonti autorevoli”?

                  Inizierei con Mario Monti, personaggio che sicuramente amerete in quanto liberista e cinico fino al midollo, pubblicato da Repubblica, noto rotocalco che ama la patria Italia (sono ironico).


                  Eccolo qui:


                  LA SVALUTAZIONE CI HA FATTO BENE'
                  Domenica 13 settembre 1992. Il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, annuncia in tv la svalutazione della lira. Dopo un' intera estate di tensioni e dopo una estenuante, costosa battaglia per difendere il cambio, la moneta italiana perde il 7 per cento del suo valore, frutto di una svalutazione del 3,5 per cento e di una rivalutazione di egual misura di tutte le altre monete europee. Manca una settimana al referendum francese sul Trattato di Maastricht per l' Europa del futuro. Ne mancano tre alla presentazione in Parlamento della Legge Finanziaria. Sono passati poco più di due mesi dalla nascita del governo. Amato spiega agli italiani la complessa operazione: dice e non dice, non pronuncia mai la parola svalutazione. Ma così è. La roccaforte della lira si frantuma sotto i colpi della speculazione e quel giorno, ormai un anno fa, diventa una data storica. La lira svaluta, dopo che l' integrazione con il resto d' Europa era andata avanti, dopo che aveva conquistato fiducia con l' ingresso nella cosiddetta "banda stretta" dello Sme, dove siedono le valute forti. Perde il 7% del suo valore ma negozia con i partners, fino a strappare ai tedeschi la promessa di un ribasso dei tassi. L' indomani la Bundesbank agisce. Ma sui mercati le tensioni non si placano. Tre giorni più tardi, un vertice notturno convocato d' urgenza a Bruxelles cerca di trovare i rimedi per riportare ordine nei cambi. E' una seduta drammatica: la sterlina esce dallo Sme; la lira deve autosospendersi. La decisione è annunciata come "temporanea", ma ancora oggi, a un anno di distanza, la moneta italiana è lì, il disegno europeo sempre più simile a un sogno. Rientrerà? Quando? E in quale Sme visto che il vecchio meccanismo, nel frattempo, è radicalmente cambiato? ROMA - Un anno dalla svalutazione: parla il rettore della Bocconi, Mario Monti. Professore, provi a fare un bilancio e a individuare cosa può accadere. "Il 13 settembre 1992, quando Amato annunciò la svalutazione in Tv, sembrava un fatto essenzialmente italiano mentre in effetti è stato di portata più generale. Questo può arrecare consolazione. Potremmo dire: "non siamo stati gli unici a saltare, ma anzi siamo stati i primi a vedere la strada da seguire". Però può anche portare a considerazioni più preoccupate su come altri paesi stanno cercando di reagire alla crisi dello Sme e come noi stiamo cercando di reagire". In che senso? "Nel senso che vi è una tendenza in Italia a considerare la svalutazione come uno degli elementi positivi del nuovo panorama, anche da parte di coloro che fino al 13 settembre scorso si erano pronunciati a favore del mantenimento del cambio. Io sono tra questi e perciò mi sono chiesto ogni tanto in che cosa fosse giusta e in che sbagliata la posizione che poi è stata smentita dai fatti". E che risposte si è dato? "Un punto dove certamente ho visto male riguarda le conseguenze inflazionistiche". Perché l' inflazione è bassa.... "Sì, per ora non ci sono stati effetti". C' entra anche la recessione.... "C' entra la recessione, c' entra l' accordo sul costo del lavoro, c' entra un' abitudine a calcolare meglio da parte di tutti gli acquirenti sia imprese sia consumatori. Chiunque venda qualcosa fa più fatica di prima a far salire il prezzo di ciò che vende. Ma non possiamo ancora escludere che, alla lunga, un effetto inflazionistico ci possa essere". L' inflazione, come prima considerazione. E poi? "La seconda considerazione su cui dobbiamo interrogarci è quella del rapporto tra cambio e finanza pubblica. L' avere tenuto il tasso di cambio così fisso dall' 87 al 92 ha sicuramente accresciuto gli sforzi delle imprese per la razionalizzazione, la ricerca di concorrenzialità. Siccome però questa fissità del cambio si accompagnava, almeno fino al 1990, alle restrizioni sui movimenti di capitale, significava concentrare tutte le pressioni al risanamento sul settore produttivo, mantenendo uno schermo di protezione sul comparto pubblico". Conclusioni? "Lo specifico timore che nel settembre del 1992 mi portava a dire "teniamo duro sul cambio" era che lasciandolo andare, si potesse trovare nella svalutazione la illusoria soluzione dei problemi, senza continuare a risanare la finanza pubblica. E questo è accaduto? "No. Anzi, pochi giorni dopo, il 17 settembre, il governo Amato ha approvato quel famoso pacchetto di 93 mila miliardi. Allora mi sono chiesto se era contradditorio non volere la svalutazione perché avrebbe disincentivato il risanamento della finanza pubblica, mentre dovevo constatare che a svalutazione avvenuta il risanamento è stato praticato anche in dosi maggiori di prima" Risposta? "No, non era contradditorio. Perché quello che è successo non è stata una svalutazione ma una fragorosa caduta in tre stadi. Il primo, quella domenica 13 settembre, con la svalutazione del 7% e la nuova parità. Il secondo, con la decisione del 16 settembre di sospendere per la lira l' accordo di cambio fino al 22 settembre. Il terzo quando si è stabilito di proseguire la sospensione a tempo indeterminato. Questo ha esposto la lira ad una caduta che, per l' apprensione che ha generato nei mercati, nella classe politica, nell' opinione pubblica, ha determinato molto consenso sulla necessità di quella terapia d' urto da 93 mila miliardi. Va detto, a distanza di un anno, che la libertà di fluttuazione della lira forse finirà per avere un costo in termini di minore stimolo all' intensificazione del risanamento". Perché? "Perché c' è l' assuefazione. Ben diverso è l' effetto psicologico che produceva un cambio che, per la prima volta, era tra le 950 e le 1000 lire per marco, rispetto alle quotazioni di oggi. Può darsi che a lungo andare, la mancanza di vincolo esterno al risanamento pesi. Ciampi e il risanamento: che ne pensa? "Non nego che il governo si stia intensamente adoperando a questo scopo. Tuttavia è noto che i suoi obiettivi di risanamento, come presentati in luglio nel documento di programmazione economica e finanziaria, segnano una temporanea attenuazione in termini complessivi e quantitativi, rispetto al sentiero di rientro. Direi un temporaneo addolcimento". Adesso c' è la nuova manovra: basta? "Mi pare che sia la precisa traduzione in provvedimenti e proposte di provvedimenti per il 94 del quadro quantititativo prospettato a luglio, nel documento che si riferiva al triennio 94-96". Ma basta o no? "Certamente è costata molto impegno e fatica al governo, ma è da considerare minimale. Adesso naturalmente diventa cruciale il pieno e tempestivo passaggio in Parlamento: è importante che non venga perso per strada nessun pezzo". Minimale nell' entità dei tagli o cosa? "Nell' aspetto quantitativo. Dobbiamo apprezzare quel che c' è di riforma della pubblica amministrazione e anche il fatto che si è agito più dal lato della spesa che delle imposte. Ma questa manovra si iscrive in una traiettoria che porta a stabilizzare il rapporto debito/pil solo nel 1996 e a quota 123,2%, ben lontano dal 60% previsto dal Trattato di Maastricht. Morale? "Apprezzamento per lo sforzo grandissimo del governo, ma consapevolezza che è ancora insufficiente". Ma l' Italia può ancora farcela ad agganciare l' Europa? "Siamo certamente abbastanza indietro, anche se in un anno sono aumentate sia la consapevolezza di ciò che occorre fare che l' azione del governo". Pensa che la lira possa rientrare nello Sme? "Questa è una valutazione che sinceramente non sono in grado di dare. Certamente, rispetto al settembre 1992, sono successe molte cose anche nello Sme, che ha cambiato natura e ha avuto la sua crisi strutturale. Quindi mi sembra ragionevole la posizione italiana, così come io la percepisco almeno, di voler prima vedere che faccia prende il nuovo Sme. Sono comunque tra coloro che pensano che la crisi non segni la fine della costruzione di Maastricht: oggi c' è un europessimismo esagerato. Anzi, da un certo punto di vista, la logica del trattato esce rafforzatata". Perché? "Perché fino al 1992 si era diffusa la convinzione che si potesse andare tranquillamente verso la convergenza e l' unione economico-monetaria. Gli eventi successivi hanno dimostrato che sono andati in crisi valutaria quei paesi che avevano condizioni interne di finanza pubblica e inflazione divergenti, in peggio, rispetto alla media degli altri. Allora è vero che l' unione monetaria non è un patto gratis. E la logica del Trattato, che aveva individuato come precondizione la convergenza, era fondata". Ma per l' Italia c' è ancora speranza? "Certamente. Credo che l' Italia miri a far parte dell' unione monetaria come dipinta da Maastricht. Solo che prima di decidere un rientro della lira nello Sme, anche solo nella banda larga del 15%, le autorità vogliono vedere cosa si deciderà a livello europeo. C' é poi una seconda questione: non è detto che riusciamo ad entrare nel nocciolo duro dei paesi che per primi faranno l' unità. Benissimo, inutile fare drammi: si farà l' Europa a una o più velocità. Secondo lei, in prospettiva, lo Sme dovrebbe cambiare? "Non so dare una risposta: c' è un dibattito tra varie posizioni. Di sicuro, fino a che non siano davvero acquisite condizioni solide di convergenza va contemplata la possibilità di revisioni delle parità di tanto in tanto". Prima della svalutazione, insieme all' attuale ministro Spaventa, lei aveva fatto una sorta di "manifesto" chiedendo ai partiti di sforzarsi per rimuovere le cause d' inferiorità del nostro sistema rispetto a quello degli altri paesi. Cosa è stato fatto? "Beh, nei termini che allora a noi importavano, ovvero "forzare" i vari partiti prima delle elezioni a dare la loro visione della politica economica, ben poco. Ma le cose che prospettavamo come necessarie sono state in buona parte iniziate. Pensiamo alla sanità, alla previdenza...". Governo Amato, governo Ciampi: chi promuove? "Entrambe segnano un passo avanti importante nella politica economica italiana. Dovessi spingermi ad una valutazione comparata direi che il governo Ciampi batte quello di Amato per prestigio, indipendenza e competenza del presidente del Consiglio e dei ministri. Ma Amato ha mostrato una incisività d' intervento maggiore: dalla sua, paradossalmente, aveva la grave emergenza in cui operava. Dal governo Ciampi credo sia legittimo aspettarsi moltissimo proprio in termini di svolta radicale nel modo di condurre il paese.
                  ELENA POLIDORI
                  12 settembre 1993 sez.

                  Domenica 13 settembre 1992. Il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, annuncia in tv la svalutazione della lira. Dopo un' intera estate di tensioni e dopo una estenuante, costosa battaglia per difendere il cambio, la moneta italiana perde il 7 per cento del suo valore, frutto di una svalut...

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                  • Così va bene. Puoi anche continuare a scrivere i tuoi pensieri ovviamente. Ma basta semplici copia-incolla e link vari.

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                    • Originariamente Scritto da Admin Visualizza Messaggio
                      Così va bene. Puoi anche continuare a scrivere i tuoi pensieri ovviamente. Ma basta semplici copia-incolla e link vari.
                      Ottimo! Allora ne approfitto per condividere una riflessione del Prof. Paolo Maddalena, vice presidente emerito della Corte Costituzionale, fino all’altro ieri europeista convinto (anche se non liberista), ma che oggi alla luce dei nuovi avvenimenti, ha rivisto un po’ la sua posizione.


                      Eccolo qui:


                      Covid-19: si impone una svolta radicale sulla nostra posizione in Europa

                      La tragedia globale del virus Covid-19 avanza in tutto il mondo. I dati di ieri ci dicono che in Italia i decessi sono 1809 e il totale dei contagi sfiora i 25 mila.

                      Due sono i problemi gravissimi che dobbiamo risolvere: colmare il più velocemente possibile le inefficienze del sistema sanitario, che, da governi che non hanno capito il senso delle loro azioni, è stato in gran parte privatizzato, tagliando solo negli ultimi 10 anni ben 40 mila posti letto negli ospedali.

                      È urgente ricostituire i posti letto perduti, acquistare i ventilatori e tutto ciò che occorre per la terapia intensiva, aumentare il personale ospedaliero (medici, infermieri, tecnici ecc.). E si noti che in questi anni ben 8 mila medici andati via non sono stati sostituiti. Occorre, inoltre, tener conto della situazione di bisogno in cui versano le persone contagiate e soprattutto le famiglie delle persone decedute alle quali occorre far sentire lo spirito di solidarietà di tutti gli italiani

                      Altro problema è quello di fronteggiare i disastrosi effetti economici prodotti dalla diffusione del corona virus.

                      Sotto questo secondo aspetto emerge con estrema e inconfutabile chiarezza che la pandemia del Covid-19 ha dimostrato che causa unica del disagio economico italiano consiste nel fatto che l’Italia è stata costretta, dai trattati europei, a far parte di sistema economico predatorio neoliberista che avvantaggia i paesi ricchi e riduce in miseria i paesi più poveri.

                      La prova di ciò sta nel fatto che la Germania, che ha conquistato il primato economico in Europa attraverso violazioni continue di obblighi internazionali (non ha pagato i debiti di guerra, ha fatto pagare a noi il contributo per l’unificazione tedesca, ha nascosto i debiti dei Lander nella banca pubblica KfW, facendo emergere un debito pubblico inferiore a quello reale, ha violato per 5 anni i limiti di Maastricht, non ha mai denunciato il suo surplus commerciale e così via dicendo, senza mai essere ripresa dalla Commissione europea) è oggi il paese europeo che più agevolmente supera gli effetti disastrosi provocati all’economia dalla diffusione del corona virus.

                      Essa infatti immette nel mercato, tramite la banca pubblica KfW, il cui capitale è per l’80% dello Stato federale e per il 20% dei Lander, almeno 550 miliardi di euro, aiutando così (a dispetto del divieto degli aiuti di Stato previsto dai trattati) le imprese tedesche di ogni tipo e risollevando la situazione economica di ciascun cittadino con l’immissione nel mercato di tanta liquidità.

                      Ben diversa è la situazione economica italiana, che, messa dal sistema economico predatorio neoliberista, con le spalle al muro, si trova a dover fronteggiare l’emergenza economica con lo sforamento dei limiti di Maastricht di 25 miliardi, naturalmente a debito e, disponendo aiuti alle imprese per circa 350 miliardi con la garanzia dello Stato, cioè di tutti i singoli cittadini italiani, che dovranno pagare con enormi sacrifici le spese ora indispensabili (mentre i tedeschi non pagheranno nulla perché i 550 miliardi emessi dalla KfW con interessi negativi saranno immediatamente comprati dal mercato generale).

                      In questa situazione di assoluta emergenza a noi non resta che assumere una posizione molto drastica che ci svincoli dai lacci con i quali è stata imbavagliata la nostra economia e lo facciamo in base alla forza che ci proviene dal fatto che al momento 20 mila persone (e i numeri aumentano costantemente) in soli 3 giorni, hanno sottoscritto la nostra petizione alle Camere per rifiutare la ratifica e l’approvazione del MES e nella quale sono stati già espressi iconcetti che di seguito riportiamo.


                      Si tratta di uscire dal sistema economico predatorio neoliberista per ricostituire in Italia un sistema economico produttivo di stampo keynesiano, che preveda: nazionalizzazioni, intervento dello Stato nell’economia, distribuzione della ricchezza alla base della piramide sociale, investimenti pubblici nella sanità, nell’istruzione, nella ricerca e così via dicendo.

                      Si tratta in pratica di abrogare la ratifica dei trattati di Maastricht e di Lisbona, nonché la ratifica avvenuta con legge 23 marzo 1947 numero 132 della partecipazione al Fondo monetario Internazionale e alla Banca Mondiale e infine l’abrogazione della ratifica del trattato di commercio Wto avvenuta con legge 29 dicembre 1994, numero 747.

                      In ultima analisi si tratta di riconquistare la sovranità monetaria che è essenziale per eliminare il debito pubblico con tutte le sue conseguenze. A questo proposito poi c’è da fare una attenta revisione di questo debito, il quale, in massima parte, è un debito ingiusto perché provocato da speculazioni finanziarie del mercato generale, riconoscendo solo quella parte dello stesso debito (davvero molto piccola) ricollegabile a debiti contratti per le spese pubbliche.

                      In questo nuovo quadro sarà possibile nazionalizzare l’intero patrimonio pubblico del popolo italiano che è stato dissipato con le privatizzazioni e svenduto a singoli faccendieri privati e fameliche multinazionali.

                      Tutto questo, nella situazione che stiamo vivendo, è imposto dalla nostra Costituzione e, particolarmente dagli articoli 1 (sovranità popolare), 2 (diritti inviolabili dell’uomo), 3 (eguaglianza economica e sociale), 41 (divieto di contratti contrari all’utilità pubblica), 42 (obbligo del proprietario di assicurare la funzione pubblica della proprietà), 43 (necessità di porre in mano pubblica i servizi pubblici essenziali e le fonti di energia).

                      Chiudiamo questo discorso ricordando che oggi si commemora il rapimento di Aldo Moro, il quale fu ucciso perché voleva che l’Italia non entrasse nel sistema economico predatorio neoliberista.

                      Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

                      La tragedia globale del virus Covid-19 avanza in tutto il mondo. I dati di ieri ci dicono che in Italia i decessi sono 1809 e il totale dei contagi sfiora i 25 mila.

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                      • Ottimo, così si può discutere e ragionare. Non entro nel merito di quanto espresso dal Prof. Maddalena in quanto ognuno può giustamente avere la propria visione di come dovrebbe essere il mondo. A mio avviso l'Italia non è abbastanza forte per riuscire da sola a farcela ma potrei benissimo sbagliarmi.

                        Vorrei però chiedere : di chi è la colpa? Non mi si risponda dell'Europa, perché non è così e prova ne è proprio l'articolo. In questa Europa vi sono Paesi che prosperano ed altri che soffrono.
                        Di nuovo, di chi è la colpa? Mi rispondo da solo: la colpa è di quei politici incapaci che negli ultimi 30 anni hanno guidato l'Italia.
                        Se la Germania prospera i casi sono due :
                        1- ha politici migliori (più furbi, meglio preparati, poco importa ) che hanno saputo imporre le loro scelte a livello europeo;
                        2- ha uno staff legale che meglio ha saputo interpretare ed adattare leggi, direttive, regolamenti o che in ogni caso ha saputo muoversi nella legislazione per fare ciò che meglio credeva.

                        In tutti i casi niente vietava all'Italia di porsi sullo stesso piano.

                        Di nuovo, la colpa è solo nostra ( mi ci metto pure io come italiano ), di chi non ha saputo produrre una rappresentanza degna di tutelare gli interessi della nazione. D'altronde basta vedere negli anni chi si è mandato a rappresentarla in Europa e quanto questi rappresentanti hanno lavorato o hanno presenziato... alcuni sempre troppo impegnati a frequentare sagre della porchetta per comizi elettorali.

                        Ancora oggi, per l'Italiano la rappresentanza europea è una posizione secondaria, di poca importanza. Mentre è proprio lì che dovrebbero trovarsi le persone più preparate.

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                        • Originariamente Scritto da giorg Visualizza Messaggio

                          Va benissimo, mi lasci almeno pubblicare articoli da “fonti autorevoli”?

                          Inizierei con Mario Monti, personaggio che sicuramente amerete in quanto liberista e cinico fino al midollo, pubblicato da Repubblica, noto rotocalco che ama la patria Italia (sono ironico).


                          Eccolo qui:


                          LA SVALUTAZIONE CI HA FATTO BENE'
                          Domenica 13 settembre 1992. Il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, annuncia in tv la svalutazione della lira. Dopo un' intera estate di tensioni e dopo una estenuante, costosa battaglia per difendere il cambio, la moneta italiana perde il 7 per cento del suo valore, frutto di una svalutazione del 3,5 per cento e di una rivalutazione di egual misura di tutte le altre monete europee.


                          12 settembre 1993 sez.

                          https://ricerca.repubblica.it/repubb...atto-bene.html



                          Allora, ma veramente si può fare un'analisi seria della svalutazione della lira ad appena un anno di distanza? E portarla dopo 27 anni come prova!!!!!




                          Procediamo con ordine


                          - 1992: quando svalutammo la moneta per svalutare i salari Pubblicato da keynesblog il 27 febbraio 2018





                          Nel 1992 la svlutazione della moneta portò alla svalutazione dei salari.

                          I salari reali scendono, istogrammi blu, molto più rapidamente dell'inflazione, linea verde, ed in maniera drastica dal 1992 al 1995: i lavoratori in seguito alla svalutazione persero -7,5% del potere d'acquisto!!!

                          In altre parole, ci eravamo impoveriti!!!!





                          Il grafico sopra illustra come si ridusse la quota del PIL del reddito da lavoro dipendente che crollò di -5 punti dal 1991 al 1995. Questo fenomeno fu molto più accentuato in Italia che aveva svalutato la sua moneta rispetto agli altri paesi europei.







                          Oltre alla bottà sui salari, dal 1992 dilagò la disoccupazione che arrivò all'11% nel 1998!

                          Guarda caso, la disoccupazione iniziò la sua discesa proprio dopo l'entrata in vigore della moneta unica €










                          Vero che il nostro export ebbe un certo rilancio, ma andava bene anche prima. L'import diminuì drasticamente per le ragioni dette sopra, ciè la riduzione del potere d'acquisto: c'era meno da spendere.








                          La svalutazione italiana ebbe successo soprattutto grazie al contesto favorevole internazionale. In quel periodo gli altri paesi europei, Francia e Germania in primis, operavano ampi deficit per l'espansione della loro domanda interna.


                          Conclusione

                          "La logica è disarmante e semplicissima. Se svaluti per recuperare competitività, ebbene non puoi far salire i salari nominali che si rimangerebbero in fretta l’effetto competitivo della svalutazione.

                          Detta in altri termini: “si svaluta la moneta e si svaluta il lavoro”."





                          Tratto da https://keynesblog.com/2018/02/27/19...tare-i-salari/


                          .
                          Il materiale sovrastante è riportato pari pari nel sito Appello al popolo, la rivista del FSI, Fronte Sovranista Italiano
                          di KEYNES BLOG (Andrea Sbarile) La crisi dello SME del 1992 si concluse con l’abbandono dell’accordo di cambio da parte dell’Italia e della Gran Bretagna. Su questo evento e sui suoi effetti i “noe…


                          .
                          Last edited by Martin; 18/03/2020, 14:36.
                          Sono capitato in questo forum per caso, volevo delocalizzare me stesso...

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                          • Originariamente Scritto da giorg Visualizza Messaggio

                            Va benissimo, mi lasci almeno pubblicare articoli da “fonti autorevoli”?

                            Inizierei con Mario Monti, personaggio che sicuramente amerete in quanto liberista e cinico fino al midollo, pubblicato da Repubblica, noto rotocalco che ama la patria Italia (sono ironico).


                            Eccolo qui:


                            LA SVALUTAZIONE CI HA FATTO BENE'
                            Domenica 13 settembre 1992. Il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, annuncia in tv la svalutazione della lira. Dopo un' intera estate di tensioni e dopo una estenuante, costosa battaglia per difendere il cambio, la moneta italiana perde il 7 per cento del suo valore, frutto di una svalutazione del 3,5 per cento e di una rivalutazione di egual misura di tutte le altre monete europee.




                            12 settembre 1993 sez.

                            https://ricerca.repubblica.it/repubb...atto-bene.html



                            Questo che cito è tratto dal sito preferito di Giorg/MatMat, cioè Scenarieconomici.it dichiaratemnete anti-Euro, nel quale sono impegnati il Prof Rinaldi, euro-parlamentare Lega, il prof Savona, ex-ministro e a capo di Consip


                            Analisi della Svalutazione del 1992-199516 Agosto, 2012 posted by admin


                            Se poi aggiungessi la tabella anno per anno di quel “mitico” quadriennio ’92-’95 (crescita PIL, inflazione e aumento del debito pubblico totale, nella fattispecie) credo che nessuno si azzarderebbe a dire piu’ ne’ beh ne’ ma con questa storia della svalutazione.

                            Te li ripeto ancora:
                            – In quei 4 anni il debito pubblico aumento’ di oltre il 20% sul PIL.
                            – In quegli anni la crescita fu dell’1% (addirittura negativa in un anno).
                            – In quegli anni l’inflazione viaggiava tra il 4 e il 6%.


                            Io tutto sto eldorado non lo vedo, anzi.

                            E se per te un aumento di produzione industriale del 5% (o anche 10%…) giustifica un aumento del debito pubblico di tale entita’, non ti offenderai se non ti prendo troppo sul serio.


                            Pensi davvero che valga la pena indebitarsi del 5% all’anno per avere una crescita dell’1%? E io mi domando e dico…e il 4% che manca dove cappero e’ finito?


                            Scenarieconomici.it
                            https://scenarieconomici.it/analisi-della-svalutazione-del-1992-1995/




                            Non aggiungo altro, mi sta bene così.

                            Se anche un sito anti-Euro dichiara che la svalutazione del 1992 è stata un (mezzo) disastro... non si capisce perchè c'è chi ancora la porta quale argomento a favore del ritorno alla lira?!?!?!



                            Sono capitato in questo forum per caso, volevo delocalizzare me stesso...

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                            • Originariamente Scritto da Afratton Visualizza Messaggio
                              Ottimo, così si può discutere e ragionare. Non entro nel merito di quanto espresso dal Prof. Maddalena in quanto ognuno può giustamente avere la propria visione di come dovrebbe essere il mondo. A mio avviso l'Italia non è abbastanza forte per riuscire da sola a farcela ma potrei benissimo sbagliarmi.

                              Vorrei però chiedere : di chi è la colpa? Non mi si risponda dell'Europa, perché non è così e prova ne è proprio l'articolo. In questa Europa vi sono Paesi che prosperano ed altri che soffrono.
                              Di nuovo, di chi è la colpa? Mi rispondo da solo: la colpa è di quei politici incapaci che negli ultimi 30 anni hanno guidato l'Italia.
                              Se la Germania prospera i casi sono due :
                              1- ha politici migliori (più furbi, meglio preparati, poco importa ) che hanno saputo imporre le loro scelte a livello europeo;
                              2- ha uno staff legale che meglio ha saputo interpretare ed adattare leggi, direttive, regolamenti o che in ogni caso ha saputo muoversi nella legislazione per fare ciò che meglio credeva.

                              In tutti i casi niente vietava all'Italia di porsi sullo stesso piano.

                              Di nuovo, la colpa è solo nostra ( mi ci metto pure io come italiano ), di chi non ha saputo produrre una rappresentanza degna di tutelare gli interessi della nazione. D'altronde basta vedere negli anni chi si è mandato a rappresentarla in Europa e quanto questi rappresentanti hanno lavorato o hanno presenziato... alcuni sempre troppo impegnati a frequentare sagre della porchetta per comizi elettorali.

                              Ancora oggi, per l'Italiano la rappresentanza europea è una posizione secondaria, di poca importanza. Mentre è proprio lì che dovrebbero trovarsi le persone più preparate.
                              Posso essere al 100% d’accordo con te, tranne sul fatto che l’Italia non è in grado di farcela da sola, perché la penso diversamente.

                              Però bisognerebbe aggiungere dei dettagli.

                              L’Unione europea è stata creata con alla base regole economiche da economi di mercato di stampo sostanzialmente liberista, a immagine e somiglianza del sistema economico tedesco. Mi dirai “ma perché l’Italia lo ha accettato?” Sicuramente perché abbiamo avuto una classe politica di traditori e venduti (a cominciare da Prodi).
                              Ma se non lo avessero accettato penso che la UE non sarebbe mai nata, perché i tedeschi mai avrebbero accettato di avvicinarsi al nostro modello economico. Noi invece abbiamo accettato, perdendo la scommessa a questo punto si può dire, di modificare il nostro sistema economico per conformarlo a quello sostanzialmente tedesco.
                              Abbiamo perso, perché la nostra economia, la nostra cultura e la nostra mentalità funzionano in maniera diversa.

                              In Italia l’iniziativa economica privata non è libera senza limiti, ma è subordinata all’utilità sociale (art. 41 Costituzione). Ciò significa che il capitale non dovrebbe e non potrebbe farla da padrone.

                              L’Italia aveva trovato la “terza via”, ossia la via di mezzo tra liberismo e comunismo: si tratta della collaborazione pubblico-privato, cioè del modello economico misto. Modello IRI se vogliamo, che al di la di quello che molti accademici italiani pensano, era un modello che all’estero era molto apprezzato e faceva scuola e storia.

                              Il tutto funzionava, pur con tutti i suoi difetti. Le grandi industrie erano improntate all’utilità sociale e non dovendosi curare molto del bilancio finanziario (in termini di contabilità) ma solo del bilancio “umano” (in termini di economia reale), l’Italia poteva vantare una distribuzione di ricchezza invidiabile, nonché di una produzione ampiamente sufficiente a soddisfare il fabbisogno nazionale, oltre che il fabbisogno estero per controbilanciare le impostazioni necessarie (materie prime ad esempio).

                              Sulla questione dell’economia “sociale” (e non di mercato), riporto volentieri un passaggio di Wikipedia sull’IRI:

                              Codice:
                               La teoria degli "oneri impropri"
                              
                              Ai vertici dell'IRI si insediarono esponenti della DC come Giuseppe Petrilli, presidente dell'Istituto per quasi vent'anni (dal 1960 al 1979). Petrilli nei suoi scritti elaborò una teoria che sottolineava gli effetti positivi della "formula IRI". Attraverso l'IRI le imprese erano utilizzabili per finalità sociali e lo Stato doveva farsi carico dei costi e delle diseconomie generati dagli investimenti; significava che l'IRI non doveva necessariamente seguire criteri imprenditoriali nella sua attività, ma investire secondo quelli che erano gli interessi della collettività anche quando ciò avesse generato "oneri impropri", cioè anche in investimenti antieconomici.

                              Comunque la si pensi, questo modello funzionava e portava al benessere economico diffuso, fatto di un ottimo livello di distribuzione della ricchezza e di un alto livello di risparmio privato.

                              A quelli che dicono “stavamo fallendo”, invito gentilmente a dimostrare come può, uno Stato con moneta sovrana e bilancia commerciale in attivo, fallire, dal punto di vista dell’economia reale.


                              Ad un certo punto si è deciso di smantellare l’economia sociale dell’Italia e sostituirla con l’economia di mercato, dove il capitale la fa da padrone.
                              Questo tipo di economia, oltre a non essere a mio avviso la migliore, ma neanche oggettivamente necessariamente l’unica possibile in generale, evidentemente in Italia non funziona.
                              Dopotutto, la Germania è una cosa, l’Italia un’altra, gli USA un’altra ancora, il Giappone un’altra ancora e così via...

                              Siamo diversi e non vedo perché dobbiamo tutti conformarci al modello economico di un qualcuno in particolare.

                              In Italia questa trasformazione ha portato solo miseria.

                              A tal proposito vorrei condividere una lucidissima analisi del Prof. Ettore Gotti Tedeschi, anch’egli profondamente liberista ma evidentemente con un po’ di onestà intellettuale che gli permette di analizzare le cose in maniera imparziale:

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                              • Originariamente Scritto da Afratton Visualizza Messaggio
                                Ottimo, così si può discutere e ragionare.


                                Auguri!


                                Te lo lascio volontieri... a Giorg

                                Sono capitato in questo forum per caso, volevo delocalizzare me stesso...

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