Annuncio

Collapse
No announcement yet.

Dropshipping offshore

Collapse
X
 
  • Filter
  • Ora
  • Show
Clear All
new posts

  • Dropshipping offshore

    Salve a tutti!

    visto che sono nuovo premetto che ho letto l'intero forum e decine di siti prima di aprire questo tread.

    Sono in procinto di avviare attività di vendita in dropshipping per il momento esclusivamente online di prodotti elettronici di consumo (fotocamere, autoradio, lettori audio/video, ecc..).
    Io sono italiano, i fornitori che spediscono direttamente al cliente finale su mia ordinazione sono asiatici, l'area di vendita in buona parte l'Italia ma si spedisce in tutto il mondo.
    la vendita avviene tramite sito online o altre piattaforme (ad es. ebay).
    I clienti dovrebbero poter pagare tramite bonifico bancario, paypal, vaglia, postepay preferibilmente su conti italiani o europei.

    Se io avviassi questa attività come una normale ditta individuale italiana, dovrei (correggetemi se sbaglio, sono tutt'altro che esperto):

    1)aprire partita iva (gratuita)
    2)iscrivermi alla camera di commercio (150 euro primo anno, 80 gli altri)
    3)pagare inps circa 2.000 anno in scadenze trimestrali +commercialista 50 euro mese + dichiarazione+tassazione a seconda del reddito (circa 20% sul fatturato lordo realisticamente stimato in almeno 100.000 euro/anno, giusto?)
    4)altro???

    A spanne, circa il 40% del mio fatturato lordo se ne andrebbe allo stato, è corretto?
    in pratica, a fronte di costi di avviamento praticamente nulli verrei poi strangolato dal fisco.

    L'alternativa potrebbe essere una società in un paese UE a tassazione ridotta (svizzera, estonia, UK, Cipro...quale la migliore?) ma resta l'aspetto dell'esterovestizione della residenza fiscale da pianificare con estrema cautela.
    Qualche consiglio?

    Mi incuriosisce anche l'alternativa proposta sul sito paradisifiscali.org a questo link:



    Quoto l'articolo del dott.Caporaso:


    Quanto costa costituire una società in Italia? Una Srl vi costa € 2.700 + € 3.500 di spese notarili. Senza contare il capitale di 10 mila euro che va depositato.
    Che ne direste se tutto ciò si potesse fare con solo € 2.000 e senza dover versare il capitale? In Italia é possibile operare legalmente registrando una succursale di una società di un paradiso fiscale all’Ufficio delle Entrate e alla Camera di Commercio. Con questo non si evadono le tasse ma si ottengono benefici finanziari e fiscali immediati e a lungo termine. I benefici economici immediati sono il costo che é di 1,100 Euro compreso il costo del notaio, avvocato e registro, e dal fatto che non é necessario versare il capitale sociale. A questo vanno aggiunti gli onorari di un commercialista italiano che dovrà registrare la società all’Ufficio delle Entrate e alla Camera di Commercio (in genere costa sui 500 euro), sará poi necessaria una traduzione giurata (altri 300 euro) che porteranno il costo totale a € 2.000
    Bene la vostra società ha fatto il primo affare risparmiando € 4.200 sulla costituzione e non avendo dovuto depositare il capitale di 10 mila euro.
    A questo punto avete una società legalmente registrata in Italia, con partita Iva ed ovviamente non inserita nella black list. Opererete e pagherete le tasse come una normale società italiana.
    Le società offshore offrono inoltre l´anonimato dei soci quindi avete anche la possibilità di ridurre il tetto impositivo dei singoli soci, non dichiarando la proprietà. Nello statuto appaiono solamente 3 direttori e le azioni sono al portatore. Se il proprietario non desidera apparire i direttori vengono forniti dallo studio legale (il costo é di Euro 150 all´anno compreso nel prezzo iniziale) e viene fornita una delega generale notarile e apostillata (riconosciuta dal Ministero degli Esteri) al proprietario/azionista per potere amministrare la società, comprare, vendere, aprire conti bancari, aprire succursali, ecc. Il proprietario potrà inoltre stipendiarsi come direttore della succursale e ridurre ancora di più il netto tributabile.
    Pensate che una simile soluzione possa portare vantaggi nel mio caso?
    Intendo:
    1)Apertura società offshore (es. Panama)
    2)Apertura succursale in Italia, per la quale io apparirei direttore stipendiato
    Che problemi incontrerei nella normale gestione dei pagamenti? posso operare con conti italiani intestati alla succursale e da me gestiti?

    Un'ultima questione non mi è chiara: il pagamento dell'IVA.
    Se gli articoli vengono spediti direttamente al cliente dal fornitore asiatico alla dogana verrà applicato dazio e IVA che il cliente finale pagherà di tasca propria, a seconda del paese di residenza.
    Quindi io in nessun caso non dovrei nulla allo stato, giusto?

    Grazie in anticipo a chiunque voglia intervenire!!!

  • #2
    Una succursale in Italia di una società straniera paga le tasse in Italia al pari di una società residente (o quasi).

    Anche le società straniere che operano in Italia tramite succursali devono registrarsi e pagare contributi, tasse, depositare bilanci e dichiarazioni fiscali e IVA.

    Tuttavia (a meno che non siano succursali di società Europee), non avrebbero accesso alle convenzioni fiscali stipulate dall'Italia.

    Non oso poi pensare alle difficoltà che si incontrerebbero per aprire il conto corrente.


    Piuttosto, trattandosi di un'attività quasi completamente automatizzata, propenderi per una soluzione basata su società offshore (ma non troppo ...esotica), non UE (per considerazioni IVA).

    La società mantiene la titolarità di tutti i rapporti, nonché il rischio d'impresa. Pertanto, ha
    Lei è il consulente aziendale ed è retribuito in base ad un compenso fisso, più magari una compartecipazione agli utili (insomma, con una retribuzione equa).


    Pertanto, la società ha diritto ha una buona fetta degli utili mentre lei ha il suo stipendio in quanto consulente della stessa.


    In questo modo si ottiene anche una notevole semplificazione della struttura amministrativa (In Italia, si ha svolge una libera professione: contabilità, dichiarazioni fiscali e procedure amministrative sarebbero notevolmente semplificate; all'estero, la società svolge un'attività di vendita/intermediazione/marketing, ma qui fiscalità, contabilità e procedure amministrative sono notevolmente meno onerose).


    Bisogna ovviamente ad evitare di usurpare la funzione di consulente e agire in quanto procuratore generale della società offshore (i.e. È necessario – anche se in fin dei conti di tratta di una sola persona – definire un contratto di servizi ben specifico, che regoli l'attività del “webmaster/consulente” e che non lasci spazi per decisioni di tipo aziendali).


    Daltro canto, scegliendo la sede della società in un luogo piacevole da visitare, si potrebbe svolgere anche funzioni di amministratore, magari tramite una seconda società, e viaggiare nel paese una volta l'anno o una volta ogni due anni per presiedere i consigli di amministrazione (se la società fosse delle Mauritius, paese peraltro non black-list, la cosa non doovrebbere essere troppo spiacevole!).


    Completerei la struttura con un trust, per l'intestazione delle quote della società offshore (per evitare i problemi fiscali legati alla dichiarazione della titolarità delle quote).
    "Tutti noi dobbiamo pagare le tasse, ma nessuna legge ci
    obbliga a lasciare il resto
    " - Morgan Stanley

    Comment


    • #3
      Ciao FabioG
      grazie dell'intervento.
      C'è una cosa però che non mi è chiara.
      Dove dovrebbero pagare i clienti? Direttamente su conti offshore della società?
      Per me questo sarebbe un problema, preferirei che i clienti potessero pagare direttamente ad un contatto italiano con tutti i più noti pagamenti a distanza (bonifico, vaglia, postepay, paypal, ecc...).
      Sarebbe verosimile se io risultassi, come nel tuo schema, venditore retribuito dalla società offshore (la mia attività si limiterebbe ad intrattenere i rapporti con i clienti online, aggiornare i siti di vendita e seguire le ordinazioni), ricevessi i pagamenti dei clienti su conti a me intestati, e riversassi (i.e.) una volta al mese i ricavi sui conti della società "per cui lavoro"?
      La società si occuperebbe poi degli ordini al fornitore reale.
      Migliaia di aziende online propongono questo tipo di rapporto (dropshipping).
      A che tassazione andrei incontro in una situazione simile?

      Comment


      • #4
        Piccio, saggi consigli da FabioG sulla scelta di una giurisdizione non troppo "esotica" dove basare la società di controllo. E' vero che la legislazione panamense in materia di e-commerce è trà le più avanzate al mondo, avendo nel 2001 introdotto leggi in materia che si conformano al modello UNCITRAL sull'e-commerce e sulle firme digitali che, unitamente al rinomato quadro legislativo e normativo sulla privacy bancaria, fanno di Panama la giurisdizione di scelta degli import/export nordamericani. E' anche vero che certe giurisdizioni come Mauritius, Malta, Corea del Sud e EAU potrebbero, a seguito della Finanziaria 2008, rientrare nelle c.d. "white lists" grazie agli accordi con l'Italia sullo scambio di informazioni.

        Sono comunque del parere che le imprese commerciali operanti all'interno dell'UE traggono maggiori vantaggi (se non a livello delle ridotte possibilità di ricevere controlli fiscali) utilizzando società di "facciata" (ovvero quelle che effettivamente contraggono obligazioni con l'acquirente) basate in uno Stato Membro, il quale, tra le altre cose, beneficia degli accordi bilaterali contro la doppia tassazione e spesso permettono la compartecipazione del soggetto italiano, a patto che la strutturazione sia fatta correttamente. Questo assume una maggiore importanza in Italia dove parlare al proprio cliente, commercialista, consulente ecc.. di rappresentare, operare o compartecipare in una società offshore lascia ancora facce perplesse (per non parlare del clima che si potrebbe creare in sede di possibili controlli) e le lascerà perplesse almeno fino a quando la pianificazione fiscale attraverso tali tipi di strutture non si sia radicata nel sistema italiano e quando i media smetteranno di additare tali operazioni attraverso le consuete "caccie alle streghe"!

        Il mio consiglio sarebbe quello di operare un'attività commerciale come quella descritta da Piccio tramite una Ltd inglese (una irlandese essende più onerosa da gestire in quanto almeno uno degli amministratori deve essere irlandese) dato l'apparente carattere internazionale delle attività, il che faciliterebbe la presunzione di residenza in UK. Il soggetto o i soggetti italiani potrebbere fungere da consulenti in cambio di un'equo compenso (sui quali andrebbero pagate le tasse in Italia) come giustamente suggerito da FabioG. Questo andrebbe anche a beneficio della credibilità della società in quanto l'UK è firmatario delle direttive europee sull'e-commerce (e quindi garantisce la protezione del consumatore finale) e usufruirebbe delle infrastrutture IT inglesi (web hosting, software, connettività) che sono trà le migliori e più sicure al mondo . La Ltd potrebbe essere controllata quasi interamente (almeno per il 75% o più) da una società holding di diritto Jersino o Guernsino (la quale importerebbe direttamente i beni per la distribuzione alla Ltd e la Ltd li rivenderebbe al consumatore finale) beneficiando dell'accordo trà ciascuno stato e l'UK contro la doppia tassazione, quindi facendo si che gli utili netti della Ltd andrebbero distribuiti alla società offshore senza alcuna ritenuta d'imposta i quali profitti la società offshore li userebbe, parte per lo sviluppo e la crescita economica della Ltd (contrariamente all'Italia - vedi il comma 11 dell'articolo 110 del TUIR -, in UK è possibile detrarre i costi e le spese sostenute attraverso società residenti nelle Isole del Canale) e parte li accumulerebbe, magari in un trust "discrezionario" o un cosidetto "purpose trust" che detiene la maggior parte (o tutte) delle quote della società offshore. Qui andrebbe prestata particolare attenzione (ovviamente da parte di un legale del posto su consulenza con un'esperto italiano in materia fiscale) nella stesura del trust instrument per far si che, da una parte, i beneficiari finali (mi astengo in questa sede dall'indicare chi dovrebbero essere!) non sono identificabili in modo che i profitti del trust vengano imputati al trustee residente offshore, dall'atra che i fondi accumulati nel trust possano in un secondo tempo essere utilizzati sia "personalmente" che per la possibile acquisizione di altre attività o l'espansione dell'attività. Questo spesso si ottiene avvalendosi di un c.d. protector, la cui funzione è quella di assicurare che il trustee adotti i comportamenti necessari al raggiungimento della finalità del trust voluta dal disponente.

        La struttura sopra descritta, non solo è relativamente semplice e economica da mettere in piedi (e soprattutto rimane geograficamente compatta in modo da permettere ai consulenti e amministratori italiani di recarsi in loco e partecipare ai CDA necessari per mantenerne stabile la sede legale e fiscale), ma può addirittura essere completamente gestita offshore dalla stessa società di servizi fiduciari che mette a disposizione gli amministratori (anche della Ltd inglese) riducendo notevolmente i costi di gestione (infatti, la gestione fiduciaria di due società non costa il "doppio" rispetto alla gestione di una società).

        Alternativamente, la Ltd inglese potrebbe semplicemente gestire il sito Web per quanto riguarda il customer service e il monitoraggio delle vendite ma fungere da società mandataria della società holding offshore, la quale venderebbe direttamente al cliente finale (cimile al c.d. "drop shipping"). Di particolare interesse in questo caso sarebbe la gestione delle imposte sul valore aggiunto (IVA o VAT) e dei dazi doganali. Infatti, assumendo che gli acquirenti finali siano soggetti residenti nell'UE (non tratteremo comunque la vendita di beni intangibili che è soggetta a un regime fiscale leggermente diverso), la vendita al pubblico (soggetti non registrati ai fini dell'IVA) da parte di una società intracomunitaria è soggetta alla direttiva europea sul valore aggiunto 2002/38/EC che prevede il pagamento della VAT e dei dazi da parte dell'acquirente finale. Da un punto di vista puramente di marketing, questo potrebbe scoraggiare una buona parte dei clienti i quali vogliono semplicemente pagare per un'articolo senza dover pensare agli aspetti fiscali. Qui la Ltd inglese potrebbe anche fungere da rappresentante fiscale della società venditrice offshore e assolvere agli obbligi di riscossione e pagamento di VAT e dazi. In UK, tale sistema è automatizzato e può essere gestito interamente online con l'HM Revenue and Customs. L'aspetto più interessante, sarebbe la possibilità da parte della società offshore di vendere al publico articoli aventi un valore di mercato al di sotto della soglia stabilita dai singoli Stati Membri in base all'articolo 22 della direttiva comunitaria 83/181/EC (18 sterline nel caso dell'UK) (che, come riferito sopra, la società offshore importa al netto di imposte) al netto di VAT e dazi, dandoti un vantaggio sui prezzi di vendita offerti dalla competizione che non si avvale di tale esenzione (avresti anche la possibilità di un maggior ricavo sul prezzo di vendita di tali articoli che rimarrebbe comunque al di sotto del prezzo di vendita dello stesso articolo più la VAT/IVA).

        In entrambi i casi riferiti sopra, i tuoi clienti effettuerebbero il pagamento della merce acquistata (attraverso bonifico, PayPal ecc..) sul conto della Ltd inglese la quale, nel primo caso riceverebbe i pagamenti come "principal", nel secondo caso, come agente per la società offshore e li riverserebbe nel conto della società offshore (spesso tenuto dalla stessa banca, visto che nelle Isole del Canale sono presenti le filiali di molte banche UK e internazionali). Inutile dire che, il conto corrente dove tu e i tuoi soci versereste i compensi ricevuti per la vostra consulenza prestata alla Ltd dovranno essere completamente separati per non dare adito a presunzioni di controllo, amministrazione di fatto dell'intera struttura ecc..

        Cordiali saluti

        Amedeo Delmedico

        Comment


        • #5
          UK + OFFSHORE

          sono d'accordo con Amedeo sull'utilizzo dell'abbinata societaria tra off shore e uk, soprattutto se vale la possibilità di sfruttare la vendita di beni a basso prezzo unitario ed avere un vantaggio competitivo con l'iva.

          per l'utilizzo di conti italiani, ti consiglierei di farne a meno
          così come per incassare in nome della società e poi riversare sul loro conto.

          sul tuo conto italiano, semmai, puoi pagarti il compenso della tua consulenza, sul quale pagherai le tasse in Italia.

          I soldi della società, indipendentemente che ci sia un trust o meno di mezzo, e indipendentemente che siano i tuoi o no, lasciali pure offshore che è molto meglio.

          Non so in che zona geografica tu sia,, ma se hai possibilità, pure i tuoi compensi ce vengono dall'estero io non li metterei in italia ma a san marino.. ma questa è una scelta tua.. se proprio li vuoi dichiarare!!

          Comment


          • #6
            Buonasera a tutti.

            Amedeo: il tuo studio è davvero interessante e completo, ti ringrazio per dividere la tua esperienza.
            Se ho ben capito quindi la Ltd in UK, beneficiando degli accordi bilaterali contro la doppia tassazione, versando gli utili alla società holding jersina non è soggetta a nessuna tassazione, che viene scaricata a Jersey, ma dato che si lavora offshore diviene nulla.
            Questo pacifico, i vantaggi rispetto alla mia idea iniziale di una succursale italiana mi sembrano più che evidenti e dato che il taglio dell'impresa come tu giustamente sottolineavi è internazionale, non vedo in effetti necessità di ulteriori rapporti con l'Italia.
            Per quanto riguarda la mia figura, occupandomi in definitiva del customer care e di normali mansioni di webmaster, un contratto tipo co.co.co. rinnovabile con la Ltd per la gestione del loro sito, con una modesta retribuzione, potrebbe essere sufficiente...

            Delle due soluzioni che mi proponi inoltre la prima mi sembra, al momento, più adatta alla realtà proposta.
            Questo perchè, almeno per un primo periodo di attività, non c'è interesse a importare dai fornitori asiatici in prima persona, stockando i prodotti per poi spedirli ai clienti.
            Per ogni vendita al cliente della Ltd, la stessa provvederà a girare pagamento (meno il guadagno, ovviamente) e ordinazione direttamente al supplier, che spedirà al cliente. Quello che risulta quindi come esportatore sarà il supplier, come importatore il cliente finale.
            Convengo con te che a livello di marketing il dover pagare alla consegna dazio e iva sull'ordine, con tutte le magagne doganali annesse, non è un punto a nostro favore, ma non avendo da abbattere i costi dell'organizzazione di magazzino a conti fatti restiamo più che competitivi.
            Inoltre, con un'organizzazione di questo genere già usufruiamo del maggiore vantaggio che giustamente spiegavi, e cioè quello della vendita al pubblico di articoli di basso costo nominale non sottoposti a nessuna imposta di sdoganamento perchè, mi ripeto, gli aricoli partono a nome dell'esporatore asiatico da paesi extra-EU.
            Considera inoltre che nella categoria (under 18£ in UK, 45eu in Italia) rientra praticamente la maggior parte dei lettori mp3, shcede usb, accessori, fotocamere, ecc.. che sono buona parte del fatturato di una società come quella in esame.

            Mi fa un enorme piacere che tu scriva:
            La struttura sopra descritta, non solo è relativamente semplice e economica da mettere in piedi (e soprattutto rimane geograficamente compatta in modo da permettere ai consulenti e amministratori italiani di recarsi in loco e partecipare ai CDA necessari per mantenerne stabile la sede legale e fiscale), ma può addirittura essere completamente gestita offshore dalla stessa società di servizi fiduciari che mette a disposizione gli amministratori (anche della Ltd inglese) riducendo notevolmente i costi di gestione (infatti, la gestione fiduciaria di due società non costa il "doppio" rispetto alla gestione di una società).
            Ma quale potrebbe essere, all'incirca, il costo di costituzione e mantenimento di questa organizzazione?
            Inoltre, rinunciando al vantaggio geografico delle isole del Canale, non sarebbe più semplice e meno costoso se la società holding fosse i.e. panamense, che a fronte di bassi costi di mantenimento mi permetterebbe di restare socio anonimo senza ricorrere ad un trust, più laborioso e costoso (almeno questa è l'idea che mi sono fatto, ripeto che sono tutt'altro che esperto)? Si manterrebbero così i vantaggi fiscali di esenzione della Ltd?

            marzio: si, concordo che i proventi della società sarebbe meglio restassero il più lontano possibile da qui, e probabilmente i beneficiari anche...

            I migliori saluti e buonanotte!
            Piccio

            Comment


            • #7
              Piccio, il problema di una società holding panamense, ovvero una di quelle vendute per €1.000/2.000 dai peracottai che si improvvisano internazionalisti e fiscalisti (chiedo scusa ai "veri" professionisti panamensi per la generalizzazione!) è che tali società garantiscono solo l'anonimità. Infatti, nonostante l'ordinamento inglese è generalmente più elastico di quello italiano in materia di partecipazione da parte di società offshore, per quanto riguarda il controllo di una Ltd da parte di una società panamense, ci sarebbe la stessa presunzione di esterovestizione e l'indeducibilità dei costi. Personalmente, sono del parere che, nel tuo caso (ovvero fino a quando non raggiungi un personal wealth di qualche milione di €) la differenza trà il pagare €2.000 per la costituzione di una società panamense (più sostenerne i costi annui di mantenimento, se pur minimi) e stampare un certificato di registrazione (magari copiando il nome di una società panamense preso sul Web) e registrando tale società come detentrice di tutto il capitale versato della Ltd sarebbe praticamente nulla (se non quella di risparmiare i €2.000 + costi annui). In entrambi i casi, tale operazione potrebbe ammontare a pura evasione fiscale. Conversamente, con l'utilizzo di un trust discrezionario (i cui costi sono solo relativi alla stesura professionale del trust instrument e al pagamento di una parcella annua alla figura del trustee residente offshore, il quale fungerebbe anche da amministratore delle altre società, la Ltd and la offshore) eviterebbe qualsiasi presunzione di esterovestizione e ti permetterebbe di operare, diciamo, "alla luce del sole" senza aspettarsi sorprese da un possibile controllo pa rte degli omini verdi.

              Per quanto riguarda i costi, è difficile dare un'indicazione precisa. Ti posso però consigliare di rivolgerti a studi legali e fiduciari medio-piccoli (pittosto che quelli grandi come Mourant du Feu & Jeune, Walkers, Ogier ecc..) del tipo Bedell Cristin, Crill Canavan, Voisins & Co. ecc.., o addirittura a piccole società fiduciarie (le quali sono spesso operate da ex dirigenti e avvocati dei medi e grandi studi) che offrono un servizio di registrazione societaria e di gestione dell'intera struttura a costi veramente competitivi. Tieni presente che, quando viene richiesta la gestione di una società (o un gruppo di società) i servizi di registrazione di una società vanno dalle 500 ne caso di piccole fiduciarie alle 1.200 sterline nel caso di studi legali e fiduciari (compresi gli atti costitutivi ma escluse le spese di registrazione che sono £20 per una Ltd e £200 per una limited company in Jersey/Guernsey). Per il trust instrument ti potrebbero chiedere dalle £500 alle £3.000, dipende dalla complessità e dallo studio a cui ti rivolgi. Per la gestione annua, mi sembra di capire che il tuo sistema di vendita è ampiamente automatizzato e che tu fungeresti da Webmaster e da consulente al marketing, vendite ecc.. (magari potresti ache svolgere la mansione di coordinatore alle vendite, a patto che tu non non ritenga il management delle società sotto alcuna forma, ne alcun potere decisionale, a meno che sei uno degli amministratori e ti rechi il loco per i vari CDA o, comunque, partecipi telefonicamente fuori dai territori italiano e inglese, per esempio dalla svizzera). Su questa premessa, la gestione dovrebbe limitarsi alla preparazione dei bilanci (in Jersey non è richiesta alcuna presentazione o registrazione dei bilanci per una società privata, solo la presentazione e conservazione presso la sede legale), al pagamento delle imposte annue di registrazione e alla tenuta dei registri socitari, dei CDA e delle minute, nonchè alla fornitura di un amministratore residente sull'isola. Quindi, a livello indicativo, i costi di gestione dell'intero gruppo potrebbero andare dalle 3.000 sterline annue alle 8.000/10.000 nel caso di uno studio/fiduciaria medio. Questo non è chiaramente in linea con i costi annui promessi dai sopra citati "peracottai" ma, ti ripeto, se te la senti di "approssimare" le cose, ti conviene affittare una stampante a colori e produrre documenti anzichè pagarli. Il rischio di evasione è praticamente lo stesso.

              Alternativamente, potresti usufruire del regime agevolato introdotto dalla Finanziaria 2008 sulle vendite e-commerce che prevede un'imposta forfettaria sostitutiva del 20% su un fatturato fino a, correggetemi se sbaglio, €70.000, costituendo una Ltd inglese (per risparmiare sui costi di costituzione e capitale da versare) partecipata interamente da te e i tuoi soci e registrandone una succursale presso la camera di commercio italiana. In questo modo, potresti testare e raffinare il tuo buisness model e, quando il tuo fatturato si avvicinerà alla soglia prevista, cedere le quote detenute a una holding offshore. A quel punto, sostenere i costi di strutturazione e gestione che ora potrebbero sembrare elevati ti peserebbe meno (e soprattutto avresti i fondi necessari per pagare "veri" consulenti e professionisti)

              Cordiali saluti e good luck.

              Amedeo Delmedico

              Comment


              • #8
                panamense

                l'analisi di Amedeo è come sempre molto precisa.

                sul rischio e sui peracottai non sono del tutto d'accordo, però diciamo che la teoria della Ltd è migliore.

                Sono però convinto che una offshore holding a Panama, con azioni al portatore, servizio di amministratori nominati (prestanome?? sarebbe questo in sintesi) che detiene una LLC nel Delaware con 1 solo membro e 1 solo amministratore che corrispondono alla corp. panamense, non è nè troppo costoso, nè se strutturato bene, può fare trasparire il fatto che si tratti di esterovestizione.

                In realtà, come in tutte le cose, il confine è sottile, e c'è chi se la sente di rischiare di più, chi di meno.

                Diciamo che la Ltd Uk, proprio perchè Uk ha una facciata molto buona e nello specifico si incastra bene nel disegno del progetto, però
                anche sul web, ci sono ottimi professionisti e a costo non elevato che non sono peracottai.
                in ogni caso, una panamense può costarti anche meno dei 2000 euro.

                i problemi non sono mai nelle costituzioni della società, ma nel renderle operative con conti e quant'altro.
                spesso non si tiene conto di questo, ma l'aspetto non è secondario.

                nelle vs valutazioni considerate sempre il costo di costituzione, ma anche la difficoltà o meno di avere un c/c, dove potete tenerlo, quanto vi costa in termini di apertura e gestione.. e di rischio.
                come in altre pagine del forum si legge.. ci sono banche e banche.

                Comment


                • #9
                  Marzio, grazie per il tuo intervento e per il complimento. Lasciami rinnovare le mie scuse ai professionisti del settore (che siano panamensi, o altro) per la generalizzazione fatta precedentemente sui "peracottai".

                  Non si può comunque negare che vi sono operatori che semplicemente consigliano l'uso di società panamensi (ma anche registrate in altre giurisdizioni) a tutti e per qualsiasi tipo di operazione, garantendone l'effettiva efficacia nel loro utilizzo. Poi, quando leggi le small prints in calce ai loro contratti, ti rendi conto che declinano qualsiasi responsabilità sull'utilizzo di tale società o sul raggiungimento dell'obbiettivo del cliente tramite l'uso della società a lui venduta. Questo non significa che a Panama non ci siano professionisti (perdona l'espressione) "con le pa*le". Personalmente, quando ero a Clifford Chance a Londra, ho avuto modo di collaborare con studi Panamensi del calibro di Arias Fabrega e Morgan & Morgan e ti garantisco che, almeno per quanto riguarda le persone con cui ho avuto a che fare, hanno conoscenza e esperienza da vendere.

                  C'è poi il punto che un'operazione correttamente strutturata (come giustamente hai indicato sopra) può dare risultati a prova di controlli, laddove la giurisdizione o le giurisdizioni di residenza delle varie componenti di un gruppo vengono scelte, non indiscriminatamente sulla base "one size fit them all", ma in base a fattori come la residenza degli imprenditori beneficiari, le leggi fiscali applicabili a tali imprenditori e, giustamente, alla propensità a correre più o meno rischi. Ma il vendere una società che nel mondo anglo-sassono è definita "off the shelf", con atti costitutivi di base, per effettuare una pianificazione fiscale è come voler vendere un volante a uno che vuole costruirsi un'auto senza poi vendergli lo chassis, il motore, le ruote, il manuale d'istruzioni e, soprattutto, un prodotto finale che nel paese dove il tizio vuole scorazzare per le strade di città non può essere omologato.

                  Spero che su questo siamo d'accordo.

                  Un saluto a tutti e una buona serata.

                  Amedeo

                  Comment


                  • #10
                    Visto che le vendite sarebbero tutte (o quasi) verso clienti finali, per la maggior parte in Italia non trovo vi sia un grosso problema a mettere una società semi-offshore direttamente in relazione con la clientela.

                    In altre parole: la società che vende è offshore (forse non Panama, ma diciamo una società tipo Singapore, Hong Kong, Mauritius - oppure Gibilterra, per restare in ambito UE, ma fuori campo IVA).

                    Per quanto riguarda la società che effettua servizi di gestione del sito, customer care, etc. questa potrebbe essere invece inglese. É questa infatti che apparirà in Italia (i.e. a questa sono fatturati da Piccio i servizi resi e da questa arrivano i pagamenti sul conto italiano di Piccio).

                    L'inserimento di una ltd inglese permette quindi a Piccio di aver un rapporto di prestazione di servizi con una società UE e di rendere non visibile il suo rapporto con la società offshore.

                    Infine, la società UK non produrrebbe quasi reddito (in UK la fiscalità è meno pesante che in Italia ma non è inesistente).

                    Riguardo alle consulenze non ci dovrebbere essere considerazione IVA dato che - se la ltd è soggetto passivo IVA in UK - le prestazioni di servizi rese rientrano nell'art.7 c.4 del DPR 633/72. In UK non ci sarebbe IVA ne in addebito ne in accredito.

                    Infine, i pagamenti dovrebbero avvenire su conti bancari esteri oppure su merchant account esteri (in primis: paypal).

                    Mentre dall'1/1/08 tutti i conti italiani sono in formato IBAN (identico in tutta europa e oltre), il pagamento su un conto paypal estero (magari tramite poste pay, che tanto hanno tutti oramai) sarebbe identico sia in Italia che all'estero.

                    E hai pensato a farti pagare per telefono? Voglio dire un numero premium internazionale (tipo 00678*****). É vero che le commissioni sono elevate, ma su acquisti di basso valore ed "impulsivi" potrebbe essere interessante. Ti lascio ovviamente fare le considerazioni del caso.


                    Per concludere, é ovvio che l'obiettivo della struttura proposta è quello di semplificare anche la gestione amministrativa della struttura, pur garantendo legalità ed una fiscalità accettabile.

                    Ricapitolando:





                    Che ne pensate?

                    Avendo rimescolato le ipotesi di Marzio e di Amedeo, mi piacerebbe anche avere un loro commento.

                    Buona serata a tutti - FabioG
                    "Tutti noi dobbiamo pagare le tasse, ma nessuna legge ci
                    obbliga a lasciare il resto
                    " - Morgan Stanley

                    Comment


                    • #11
                      Buonasera a tutti
                      Signori sono senza parole...
                      Devo spendere qualche riga, ma non ne basterebbero molte di più, per ringraziarvi di tutto l'aiuto concreto e competente che mi state offrendo!
                      In tutta sincerità devo dirvi che mi aspettavo solo risposte del tipo "mah secondo me sarebbe meglio....", "informati da un commercialista...", "chiamami che penso a tutto io..."......
                      Sono felicemente sorpreso del dibattito che si è venuto a creare, e credetemi che avere la possibilità di un confronto su certi temi "caldi"con figure quaificate, per chi come me è alle prime armi e deve prendere decisioni importanti, mi fà sentire un musulmano alla Mecca!
                      Perciò... GRAZIE !

                      Tornando al "lavoro"...

                      Amedeo, mi facevi riflettere sul fatto di poter usufruire di agevolazioni nel caso di apertura di una succursale italiana per diminuire i costi nel periodo d'assestamento dell'attività.
                      Mi sono informato un pò online e devo dire che ho avuto conferme abbastanza buone (almeno mi sembra): un'impresa individuale, nuova in senso assoluto, con reddito (ricavi al netto di spese e costi) inferiore a € 61.974,83, usufruisce per massimo i primi 3 anni di attività su opzione da dichiarare alla costituzione (peraltro questa del costo di circa soli € 100, nessun capitale da versare) di un regime di tassazione forfettario (c.d. forfettino) sul reddito stesso del 10% fatta esclusione di tutti gli adempimenti di carattere previdenziale e assicurativo(iscrizione all’INPS,INAIL, IRAP, etc…). Oltre a questo la contabilità è semplificata al massimo. Di contro c'è l'indeducibilità dell'IVA, fattore che come ho spiegato per la modalità con la quale avviene la vendita non ritengo mi interessi.

                      Per approfondimento:

                      Regime agevolato:



                      Nuove attività:

                      Regimi contabili agevolati:




                      Non mi sembra un'opportunità da scartare, perlomeno per il primo anno di attività in cui credo rientrerò nei limiti di reddito imposti. Non vedrei nel caso neppure la necessità di operare come succursale della Ltd, dato che decade il vantaggio del risparmio dei costi di costituzione.
                      Oltretutto, se lavorassi come consulente per la ltd la mia attività avrebbe per oggetto la prestazione di un servizio, e quindi il tetto massimale di reddito del forfettino si abbasserebbe a 30.000 euro.
                      In futuro, all'avvicinarsi del raggiungimento delle soglie massimali, lo schema ltd+offshore risulterebbe di nuovo più vantaggioso e con i capitali accumulati e i volumi d'affari dovrebbe essere, concordo con te, molto più realizzabile in modo adeguato. Non vorrei, al contrario, fare il passo più lungo della gamba.
                      Che ne pensate?
                      Possibile che in Italia ci permettano davvero di lavorare quasi decentemente almeno all'inizio??
                      Consulterò il mio commercialista il più presto possibile per un prospetto esatto.

                      FabioG, per gli aspetti fiscali della tua visione dei rapporti tra le società attendo a mia volta un commento di Amedeo e Marzio in quanto non sono qualificato. Ad ogni modo è molto interessante anche questa combinazione che mi sembra mi allontani ulteriormente dalla offshore e dal trust, il che non può che essere un bene.
                      La questione del pagamento da parte dei clienti è uno degli aspetti più importanti nella vendita online.
                      Per i pagamenti telefonici sinceramente non ci avevo mai pensato perchè non ricordo di essermi mai imbattuto in nessun digital store che ne offrisse, credo proprio come dici tu per le tariffe molto elevate, ma anche per un fatto di fidelizzazione.
                      Purtroppo già desta sospetto un normale pagamento con carta di credito con paypal, postepay subisce una pubblicità negativa assurda dal gruppo ebay che vuole il monopolio dei pagamenti online dichiarando non sicuro persino GoogleCheckout che a livello programmativo è avanti 100 anni rispetto a paypal, un bonifico internazionale è parificato nella mentalità comune a mettere dei soldi in una bottiglia e lasciarli alla corrente di un fiume sperando che arrivino a destinazione.... Non parliamo per favore di WesternUnion, e-Gold e simili che "sono illegali e vengono usati solo per il riciclaggio di denaro"...
                      Quello che voglio dire è che, per esperienza personale, meglio pochi metodi semplici e ben conosciuti piuttosto che altri magari più efficaci ma "esotici". Quelli che ritengo assolutamente irrinunciabili sono paypal (non importa dove nel mondo, però tieni presente che in giurisdizioni offshore non è disponibile) e bonifico bancario (su conto europeo meglio se italiano), poi a seguire postepay per l'italia (non tutti sanno che si può usare anche con paypal, e non potrebbe essere altrimenti dopo tutta la pubblicità negativa che le hanno fatto!!!) e vaglia postale. Ottimo, il migliore, sarebbe contrassegno ma in questo caso non è applicabile perchè a spedire è una terza persona extra-Eu.

                      Un'altra cosa: i pagamenti al supplier finale sarebbero effettuati tramite paypal per quelli di routine continuativi, e bonifico bancario per quelli più congrui.
                      Per aprire un conto paypal, come saprai, è richiesto un nominativo, una carta di credito (o debito) e un conto corrente per il ritiro dei fondi, che non siano in una giurisdizione offshore.
                      Vedi:
                      Mit PayPal können Sie weltweit bezahlen, verkaufen und Geld senden. Erfahren Sie mehr darüber, in welchen Ländern wir vertreten sind.


                      Dalle Isole Vergini potrei solo inviare pagamenti, nemmeno ritirare i fondi, il che mi limiterebbe molto. per questo la ricezione e l'invio dovrebbe essere svolta preferibilmente onshore. Può adattarsi questo al tuo modello?

                      Anche per oggi Buonanotte e a domani!
                      Piccio

                      Comment


                      • #12
                        Originariamente Scritto da Piccio Visualizza Messaggio
                        FabioG, per gli aspetti fiscali della tua visione dei rapporti tra le società attendo a mia volta un commento di Amedeo e Marzio in quanto non sono qualificato. Ad ogni modo è molto interessante anche questa combinazione che mi sembra mi allontani ulteriormente dalla offshore e dal trust, il che non può che essere un bene.

                        In particolare allontana te dalla società che gestisce il sito, attraverso la società inglese di servizi.


                        Originariamente Scritto da Piccio Visualizza Messaggio
                        La questione del pagamento da parte dei clienti è uno degli aspetti più importanti nella vendita online.
                        Per i pagamenti telefonici sinceramente non ci avevo mai pensato perchè non ricordo di essermi mai imbattuto in nessun digital store che ne offrisse, credo proprio come dici tu per le tariffe molto elevate, ma anche per un fatto di fidelizzazione.
                        Purtroppo già desta sospetto un normale pagamento con carta di credito con paypal, postepay subisce una pubblicità negativa assurda dal gruppo ebay che vuole il monopolio dei pagamenti online dichiarando non sicuro persino GoogleCheckout che a livello programmativo è avanti 100 anni rispetto a paypal, un bonifico internazionale è parificato nella mentalità comune a mettere dei soldi in una bottiglia e lasciarli alla corrente di un fiume sperando che arrivino a destinazione.... Non parliamo per favore di WesternUnion, e-Gold e simili che "sono illegali e vengono usati solo per il riciclaggio di denaro"...
                        Quello che voglio dire è che, per esperienza personale, meglio pochi metodi semplici e ben conosciuti piuttosto che altri magari più efficaci ma "esotici". Quelli che ritengo assolutamente irrinunciabili sono paypal (non importa dove nel mondo, però tieni presente che in giurisdizioni offshore non è disponibile) e bonifico bancario (su conto europeo meglio se italiano), poi a seguire postepay per l'italia (non tutti sanno che si può usare anche con paypal, e non potrebbe essere altrimenti dopo tutta la pubblicità negativa che le hanno fatto!!!) e vaglia postale. Ottimo, il migliore, sarebbe contrassegno ma in questo caso non è applicabile perchè a spedire è una terza persona extra-Eu.
                        Per i pagamenti, il problema che si ha operando con una società straniera è proprio l'impossibilità di usare strumenti di pagamento italiani.

                        Purtroppo se metti a disposizione il tuo indirizzo per ricevere vaglia, o se attivi una postepay a tuo nome svuoti di significato tutta la struttura!

                        Lo so, è un peccato. In Germania, la maggior parte dei negozi su ebay e online accetta solo o in prevalenza bonifici. Dato che in Europa i bonifici sono allo stesso costo, la cosa si adatta perfettamente al tuo caso.

                        Ma in Italia si usano prevalentemente vaglia e postepay, cioè pagamenti alla posta.

                        Forse - dico forse - una società di HK o di Singapore, etc. può aprire un conto corrente postale (richiedendo un codice fiscale, cosa semplicissima che qualsiasi commercialista fa e per la quale ti allego il modulo). Prova a chiedere ad un ufficio postale della tua zona (ma non il tuo "solito").

                        Con un conto corrente europeo, un conto corrente postale per pagare con bollettini (o bancoposta) e un conto paypal penso che arriveresti ad offrire un buon servizio di pagamento... no?


                        Originariamente Scritto da Piccio Visualizza Messaggio
                        Un'altra cosa: i pagamenti al supplier finale sarebbero effettuati tramite paypal per quelli di routine continuativi, e bonifico bancario per quelli più congrui.
                        Per aprire un conto paypal, come saprai, è richiesto un nominativo, una carta di credito (o debito) e un conto corrente per il ritiro dei fondi, che non siano in una giurisdizione offshore.
                        Vedi:
                        Mit PayPal können Sie weltweit bezahlen, verkaufen und Geld senden. Erfahren Sie mehr darüber, in welchen Ländern wir vertreten sind.
                        Si lo so, è uno dei motivi per cui proponevo in primis Singapore e Hong Kong: oltre ad essere relativamente semplici da gestire, le società a S'pore e HK permettono di avere un conto paypal. I conti in questi due territori sono poi facilissimi da gestire online, in inglese (es. fare pagamenti e bonifici).

                        Originariamente Scritto da Piccio Visualizza Messaggio
                        Dalle Isole Vergini potrei solo inviare pagamenti, nemmeno ritirare i fondi, il che mi limiterebbe molto. per questo la ricezione e l'invio dovrebbe essere svolta preferibilmente onshore. Può adattarsi questo al tuo modello?
                        Delle BVI (e BVI è solo un esempio: qualsiasi altra giurisdizione offshore di common law dovrebbe andare bene) sarebbe solo il trust.

                        Il trust serve solo a gestire la detenzione delle quote/azioni delle società menzionate: esso interverrebe solo al momento delle distribuzioni (cioè quando... il tuo compenso di "consulente" non ti basta più e quando mandi una letter of wishes al trustee chiedendogli di considerare l'ipotesi di fare una distribuzione al beneficiario...

                        Tutta l'attività corrente sarebbe nella società di trading, che disporrebbe di un conto corrente, di un conto paypal e - forse - di un conto corrente postale... più di così!!


                        Buona serata a tutti,

                        FabioG
                        "Tutti noi dobbiamo pagare le tasse, ma nessuna legge ci
                        obbliga a lasciare il resto
                        " - Morgan Stanley

                        Comment


                        • #13
                          STRUTTURA OFFSHORE

                          Credo che ormai ci stiamo sbizzarrendo.. ma in senso buono.
                          Siamo creativi.. e questo non è un male.

                          Sicuramente il commento che Piccio si attendeva non è altro che una valutazione positiva, comunque sia, qualsiasi passaggio intermedio che allontani da te la struttura come "proprietà" effettiva può essere buono.

                          Credo ormai tu abbia le soluzioni.

                          Cioè: a) non vuoi pagare nulla in Italia, e allora ti sistemi in modo tale da non essere praticamente esistente, che è più produttivo per te, ma ovvio più rischioso

                          b) paghi qualcosa in italia, seguendo lo schema proposto o altri validi, fatturi i tuoi servizi alla Ltd o chi per essa, incassi in Italia la tua quota e ci paghi le tasse.
                          Scegli la formula che l'italia offre come migliore, ora c'è un regime agevolato anche per gli individuali con alcuni requisiti, percui, basta che stai nei requisiti e sei a posto (però non ho link da fornire..prendila per buona, poi al max ci informiamo meglio)

                          la gran parte dell'utile la fai transitare sull'estero (ltd o altre società) la cui proprietà ricade nel trust (b.v.i o altre giurisdizioni) e quando vuoi ti vai a recuperare il tuo accumulo come beneficiario del trust.
                          In pratica è una specie di piano d'accumulo, o un fondo pensione, guardalo così.
                          A meno che tu non abbia particolari bisogni e ti servano liquidi periodicamente.

                          In ogni caso, oltre alla struttura, poi devi essere sempre attento a non cadere in errori banali che ne vanifichino l'essenza.

                          Ora, credo, ti rimanga solo da fare due cose:

                          1)scegliere

                          2)partire


                          spero che il quadro ti sia chiaro, credo che bene o male qui dentro siamo tutti d'accordo su questo.
                          Di base le strade sono queste, poi si può discutere se operare con una ltd + offshore delle Isole del Canale, oppure se avere anche un trust, oppure se avere una panamense.. però sono solo scelte "tecniche", importanti sì, ma alla fine iognuna ha pregi e difetti e la perfezione assoluta non la troviamo.

                          Lo schema con il trust mi pare più che buono.
                          Se scegli di apparire in Italia con una parte di reddito ( il giusto che ti serve per dimostrare che mangi e vivi) e accumulare fuori parte degli utili, inizia a metterti in moto..se no finisce che ti tiriamo fuori altre 100 ipotesi.. alla fine ti trovi a costituire 43 offshore con 5 trust e 3 fondazioni, che ti mettono al riparo da tutto..ma ti ci perdi dentro anche tu!
                          Ovviamente è una battuta... spero tu possa partire ed avere anche risultati buoni.

                          Comment


                          • #14
                            Caro Piccio, sono lusingato ma allo stesso tempo penso dobbiamo ringraziare anche te per le domande concrete che stimolano utili scambi di idee e di esperienze. Un tizio mi ha postato su un'altro forum chiedendomi, letteralmente, "come faccio a non pagare le tasse in Italia". Voglio dire.... che tipo di risposta ci si aspetterebbe?

                            Back to work!
                            Come da tua ricerca, il "regime forfettino" introdotto dalla Finanziaria 2001 si può solo usufruire se, trà l'altro, si opera attraverso una ditta individuale o familiare. Come ben saprai, queste due forme giuridiche non garantisco un limitato rischio di impresa come le società a responsabilità limitata (che siano Srl, Ltd o simili). A parte le eventuali linee di credito di cui protresti avere bisogno per avviare e gestire la tua attività che, mi sembra di capire, non dovrebbero essere ingenti, da un punto di vista della responsabilità civile, il titolare di una ditta individuale sarebbe illimitatamente esposto ai "disastri". Giusto per citare il primo esempio che mi salta in mente che, se pur remoto, deve essere considerato, se un'articolo che hai venduto a un tuo cliente gli esplode in mano per colpa non riconducibile al suo cattivo utilizzo, e il cliente ti cita in giudizio per i gravi lesioni e danni subiti, operando attraverso una ditta individuale saresti personalmente responsabile per l'intero ammontare dei danni subiti dal cliente. Contrariamente (e qui ti parlo da un punto di vista giuridico inglese), se operassi attraverso una Ltd, e in assenza di frode, illegalità ecc.. da parte degli amministratori, la responsabilità sarebbe limitata al patrimonio della Ltd. Qesto sarebbe lo stesso in caso di litigi fiscali e cosí via. Per quanto riguarda i metodi di pagamento, sono assolutamente d'accordo con te che la migliore scelta è quella di usare sistemi che sono usati in larga scala, anche se, come dici, PayPal non sarebbe poi la miglior piattaforma per la gestione dei pagamenti. Ma la gente la conosce, quindi usalo.


                            Per quanto riguarda la proposta nell'ultimo post di FabioG, questo tipo di struttura (se pur semplificata per ovvie ragioni) viene talvolta usata per estrarre profitti da un'attività commerciale internazionale da parte del management sotto forma di fornitura di servizi per poi accumularli in un trust o, alternativamente, (e qui suppongo sia l'ipotesi avanzata da FabioG) per far si che la Ltd coordini le vendite come agente mandatario della società di trading. Mentre questo sarebbe il tipo di struttura che, ma solo teoreticamente, garantirebbe il miglior risultato dal punto di vista delle imposte, a mio parere sarebbe impraticabile nel caso di Piccio a meno che (a) la Ltd non funga anche da agente di riscossione, quindi intestandosi il conttratto con PayPal e riversando i pagamenti ricevuti come agente alla società trading (e qui posso già vedere problemi legati alle presunzioni legislative sull'anti-riciclaggio), (2) la Ltd si costituisca garante per quanto riguarda la conformità dei prodotti venduti con gli standard ISO europei e (3) la Ltd assolvesse alle obligazioni fiscali della società trading con la Inland Revenue per quanto riguarda gli articoli venduti nel territorio UK che non rientrino nell'esenzione prevista in UK in materia di articoli importati con valore al di sotto delle £18. Allora ci sarebbe il rischio che l'intera struttura venisse considerata residente ai fini fiscali (e tassata in UK). Avrei peraltro altre osservazioni sulla struttura proposta. La prima è che Piccio non sarebbe il beneficiario di un trust discrezionario in quanto i beneficiari in un discrezionario sarebbero rappresentati da una classe definità ma non identificabile di individui (trà i quali, ovviamente, potrebbe ricadere anche Piccio!) mentre il trustee avrebbe la "totale(?)" discrezione di distribuire redditi e capitale del trust ai chiunque rientri in tale classe di beneficiari. La seconda è che la scelta di un trust di diritto BVI potrebbe presentare un problema di attribuzione degli utili del trust sul quale la giurisprudenza inglese è fortemente divisa, nonostante l'orientamento favorito sembra essere quello che, visto che la legge delle BVI sui trusts obbliga il trustee di un discrezionario a distribuire almeno una parte "ragionevole" degli utili ricevuti (cosa significa "ragionevole" è un'altro punto e non viene indicato nella legge sui trusts!), i beneficiari inglesi di un trust discrezionario di diritto BVI che ricevono pagamenti periodici potrebbero vedersi attribuire la paternità di tutti gli utili del trust (fino a prova contraria, naturalmente. Questo chiaramente è da punto di vista puramente britannico e sarei interessato a sapere la posizione dela "giovane" dottrina italiana sulle rendite da trust discrezionari di questo tipo. Un'altro punto sarebbe che, mentre la distanza geografica trà le varie componenti del gruppo suggerito potrebbe essere interessante, da un punto di vista amministrativo questo accrescerebbe notevolmente i costi di gestione. Chiaramente, Citigroup Venture Capital non avrebbe questo problema (a patto che la struttura fornisca un beneficio fiscale reale in termini economici) ma ho il sospetto che Picchio si chiederebbe due volte se, all'inizio della sua attività, il gioco varrebbe la candela.

                            Picchio, un'osservazione in uno dei tuoi post precedenti è che, se il supplier asiatico spedisce la merce direttamente al tuo cliente, ma tu ne ricevi la fattura, carichi il tuo guadagno e stabilisci il prezzo di vendita con il tuo cliente, il quale paga te (tu poi paghi il supplier per la merce), l'importatore (senza stoccaggio) potresti essere tu, a meno che la tua attività non sia organizzata come una vendita per rappresentaza con mansioni di agente di riscossione, nel qual caso, sarebbe giusto identificare l'importatore nella figura del supplier.

                            Quindi, visto che il forum permette di allegare grafica, propongo un'alternativa (le mie scuse in anticipo se non avessi capito come allegare!!). La struttura proposta essenzialmente prevede che la trading company ("TradCo") acquista la merce (con o senza stoccaggio) e la rivende alla Ltd che, a sua volta, la rivende online al publico. Qui bisogna fare attenzione alle norme anti-evasione sul transfer pricing, che si applicano in UK come in Italia e in molti altri pesi ad elevata tassazione. In UK, al fine di non contravvenire tali norme, un'attività commerciale che importa attraverso una società facente parte dello stesso gruppo deve avere un ricarico di almeno 10% del valore di vendita (altrimenti sarebbe troppo facile di importare a 10, rivendere a 10 e non generare alcun utile soggetto a tassazione onshore!!). Visto la provenienza della merce (Asia), suppongo i margini siano molto più alti del 10%. Sul netto degli utili generati (10% meno costi di vendita ecc.. ecc..) la Ltd pagherebbe l'Ires in UK (fino a £300.000 uguale al 19%). Il trustee del trust offshore deterrebbe tutti gli utili della TradCo per conto del trust e, siccome i beneficiari del trust non sarebbero residenti offshore (dove, contrariamente a quanto molti pensano, i residenti pagano le tasse, poche ma le pagano), gli utili ricevuti dalla partecipazione nella TradCo verrebbero accumulati esentasse e distribuiti come, quando e a chi il trustee stabilisce. Le distribuzioni effettuate da un trust a un soggetto residente in Italia dovrebbero essere tassati al 12.5% (nonostante alcuni prerequisiti sulla natura del trust e della partecipazione siano necessari). Il trustee, usando i proventi del trust, potrebbe anche avanzare prestiti alla Ltd per lo sviluppo dell'attività (qui ci sarebbero alcune considerazioni legali e fiscali da fare, ma sarebbe un'operazione trasparente e sarebbe maggiormente giustificata nei primi anni di attvità che spesso richiedono maggiori spese di promozione ecc..). Il ripagamento degli interessi su questi prestiti abbasserebbe ulteriormente l'imponibile della Ltd, l'importante è che questa non risulti in passivo a fine anno! Per coloro che non conoscono la figura del Protector nel contesto di un trust discrezionario, questo è il soggetto (chiunque e ovunque residente) che assicura che il trustee eserciti la propria discrezione in modo "trasparente e ragionevole". Spesso il Protector agisce la propria attività di monitoraggio del trustee sulla base della c.d. "letter of wishes", ovvero il documento nel quale il disponente essenzialmente dice "voglio che il trustee effettui pagamenti di utile e capitali nel trust a "chiunque" egli decida di tanto in tanto nella sua totale discrezione, però se dovessi esprimere un "desiderio", preferirei che tali pagamenti andassero a beneficio di Tizio, Caio e Sempronio". Non mi dilungerò ulteriormente in questa sede a spiegare la funzione o l'efficacia da un punto di vista legale della letter of wishes. Infine, il trustee potrebbe essere anche l'intestatario (sempre per conto del trust) di beni mobiliari e immobiliari che potrebbero essere usati dalla Ltd. Per esempio, Piccio, nella sua figura di consulente, potrebbe avere un'auto aziendale, nonostante bisognerebbe prestare attenzione alle basi legali sulle quali questa verrebbe usata perchè, il punto "iniziale", è che l'uso dell'auto potrebbe essere considerata una forma di pagamento e ricadere nell'imponibile di Piccio.

                            A parte il beneficio fiscale immediato presentato dalla struttura, ve ne sarebbero altri quali l'assenza di imposte di successione e, soprattutto, l'imposta sulle plusvalenze. Infatti, nella maggior parte del mondo c.d. "offshore" nessuna delle due imposte esiste. Nel caso in qui trà 5/10 anni l'azienda ideata da Piccio avesse un valore di €1 milione a fronte di un costo di acquisto e spese di capitale totale di £50.000, il trustee potrebbe semplicemente vendere le quote della TradCo a un acquirente senza dover pagare alcuna imposta sulle plusvalenze (c.d. capital gains tax) e ritenendo i proventi ricevuti ne trust discrezionario.

                            Picccio, un'ultima cosa (anche se mi sembra superfluo sottolineare): tutto questo è semplicemente "pour parler" e non costituisce alcun tipo di consulenza. Se un giorno decidi di fare il passo, affidati ai tuoi professionisti di fiducia.

                            Saluti a tutti

                            Amedeo Delmedico

                            Comment


                            • #15
                              Ovviamente non ho capito come si allega. Vediamo se cosí funziona.....

                              Comment

                              Working...
                              X