Omnibus del 18 06 2017 - Puntata dedicata ai giovani (un pò in ritardo ma non ho molto tempo )
In particolare vi evidenzio la parte di alcuni minuti a partire dal 35' 30'': https://www.youtube.com/watch?v=VOyUI0_RGhI
Il caporedattore economia di La7, dot fratini, chiede al giornalista de il Sole 24 Ore, Davide Colombo, fare un consuntivo sui "numeri" reali del Jobs Act. Il Dott Colombo parte dalle cifre rese note dal governo dell'attivazione di circa 850.000 contratti di lavoro a tutele crescenti, di cui circa 500.000 del 2015 e 300.000 nel 2016, per distinguere la parte di "trasformazioni" dalla parte posti di lavoro "creati": in fin dei conti 150.000!
Secondo me, anche giudicando positivamente il dato della trasformazione da un contratto a tempo determinato a contratto a tutele crescenti, che può non essere scontato.
Il risultato resta misero a fronte dei 15 miliardi impiegati
Io introdurrei un altro criterio, andando a ritroso computerei prima quanti contratti a tempo indeterminato vecchio ordinamento, quelli con l'art. 18!, venivano siglati mediamente ogni anno e quanti a tempo indeterminato, poi valuterei meglio il flusso delle trasformazioni.
Il bilancio sul Jobs Act si farà alla fine del triennio al netto degli incentivi
I grafici della fondazione Adapt che rilevano dall'anno scorso un aumento spropositato di contratti a tempo determinato
Sempre nella stessa puntata di seguito negli stessi minuti
Il Dott Delzio ha mostrato un grafico nel quale si evidenzia che il "cuneo fiscale" del lavoro in Italia è 3-4% al di sopra di nostri tradizionali competitor come Germania e Francia.
Mia opinione, anzichè destinare 15 miliardi di incentivi del Jobs Act non potevano essi essere utilizzati per abbattere il cuneo fiscale e rendere più competitive le nostre imprese
La puntata ha riservato qualche momento al mondo universitario, sottolineando: la preparazione media è buona/alta; si sta colmando il gap del rapporto fra studio teorico in aula e mondo del lavoro.
Vabbè, io l'univesità l'ho fatta per cultura personale, da non frequentante, perchè già lavoravo, questo mi ha dato una consapevolezza ulteriore nell'unire la teoria all'esperienza pregressa.
La parte politica dell'argomento università l'ha affrontata il Prof Fortuna, Magnifico Rettore dell'Unicusano, nel ribadire il concetto del "diritto allo studio".
Sono d'accordissimo, questo in Italia è stato attuato con il "libero accesso" all'università, in via amministrativa senza selezione d'ingresso!
Manca la parte "sostanziale", vanno pur bene i diritti formali ma se non ci sono i mezzi... son pochine le borse di studio
Lancio una proposta: Laurea a cottimo
Mi spiego, per incentivare il numero degli iscritti all'università e la volontà al conseguimento del titolo si dovrebbe varare un piano finanziario che riconosca €100 ad ogni credito formativo "guadagnato". Si potrebbe aggiustare in base al profitto e al corso.
In questo modo un laurendo di primo livello che consegue 180 CF guadagnerà €18.000 durante il suo piano di studi fino alla Laurea!
Faccio presente che in Danimarca gli studenti universitari ricevono uno stipendio. Cioè la società fa un investimento sui propri giovani in termini 'capitale umano'
In particolare vi evidenzio la parte di alcuni minuti a partire dal 35' 30'': https://www.youtube.com/watch?v=VOyUI0_RGhI
Il caporedattore economia di La7, dot fratini, chiede al giornalista de il Sole 24 Ore, Davide Colombo, fare un consuntivo sui "numeri" reali del Jobs Act. Il Dott Colombo parte dalle cifre rese note dal governo dell'attivazione di circa 850.000 contratti di lavoro a tutele crescenti, di cui circa 500.000 del 2015 e 300.000 nel 2016, per distinguere la parte di "trasformazioni" dalla parte posti di lavoro "creati": in fin dei conti 150.000!
Secondo me, anche giudicando positivamente il dato della trasformazione da un contratto a tempo determinato a contratto a tutele crescenti, che può non essere scontato.
Il risultato resta misero a fronte dei 15 miliardi impiegati
Io introdurrei un altro criterio, andando a ritroso computerei prima quanti contratti a tempo indeterminato vecchio ordinamento, quelli con l'art. 18!, venivano siglati mediamente ogni anno e quanti a tempo indeterminato, poi valuterei meglio il flusso delle trasformazioni.
Il bilancio sul Jobs Act si farà alla fine del triennio al netto degli incentivi
I grafici della fondazione Adapt che rilevano dall'anno scorso un aumento spropositato di contratti a tempo determinato
Sempre nella stessa puntata di seguito negli stessi minuti
Il Dott Delzio ha mostrato un grafico nel quale si evidenzia che il "cuneo fiscale" del lavoro in Italia è 3-4% al di sopra di nostri tradizionali competitor come Germania e Francia.
Mia opinione, anzichè destinare 15 miliardi di incentivi del Jobs Act non potevano essi essere utilizzati per abbattere il cuneo fiscale e rendere più competitive le nostre imprese
La puntata ha riservato qualche momento al mondo universitario, sottolineando: la preparazione media è buona/alta; si sta colmando il gap del rapporto fra studio teorico in aula e mondo del lavoro.
Vabbè, io l'univesità l'ho fatta per cultura personale, da non frequentante, perchè già lavoravo, questo mi ha dato una consapevolezza ulteriore nell'unire la teoria all'esperienza pregressa.
La parte politica dell'argomento università l'ha affrontata il Prof Fortuna, Magnifico Rettore dell'Unicusano, nel ribadire il concetto del "diritto allo studio".
Sono d'accordissimo, questo in Italia è stato attuato con il "libero accesso" all'università, in via amministrativa senza selezione d'ingresso!
Manca la parte "sostanziale", vanno pur bene i diritti formali ma se non ci sono i mezzi... son pochine le borse di studio
Lancio una proposta: Laurea a cottimo
Mi spiego, per incentivare il numero degli iscritti all'università e la volontà al conseguimento del titolo si dovrebbe varare un piano finanziario che riconosca €100 ad ogni credito formativo "guadagnato". Si potrebbe aggiustare in base al profitto e al corso.
In questo modo un laurendo di primo livello che consegue 180 CF guadagnerà €18.000 durante il suo piano di studi fino alla Laurea!
Faccio presente che in Danimarca gli studenti universitari ricevono uno stipendio. Cioè la società fa un investimento sui propri giovani in termini 'capitale umano'
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