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  • 1 – LA UE BOCCIA LA MANOVRA. «NUOVA BOZZA ENTRO TRE SETTIMANE» Da www.corriere.it   TRIA E MOSCOVICI La Commissione Ue ha deciso di respingere il Documento programmatico di bilancio italiano e di chiederne uno nuovo, che dovrà essere inviato entro tre

    .....




            BOCCIATI! LA COMMISSIONE UE RESPINGE LA MANOVRA ITALIANA: MAI SUCCESSO NELLA STORIA DELL’UE. MOSCOVICI E DOMBROVSKIS CHIEDONO UNA CORREZIONE ENTRO 3 SETTIMANE – SALVINI: “ANDREMO AVANTI”, CONTE: “NON C’È ALCUN




    Senza appello

    (Agenzia Vista) Strasburgo, 23 ottobre 2018 "Oggi per la prima volta la Commissione europea deve chiedere a un Paese dell’UE di rivedere la manovra di bilancio. L’Italia avrà tempo tre settimane per riformarla. Deficit elevati non portano crescita di lungo periodo e portano l’economia a essere più vulnerabile in un eventuale crisi. Non possiamo lasciare alle generazioni future un debito così oneroso." Queste le parole del vice-presiodente della Commissione Valdis Dombrovskis durante la conferenza stampa a seguito della riunione del Collegio dei Commissari a Strasburgo.

    video https://www.ilmessaggero.it/video/po...8-4058964.html
    Last edited by Martin; 23/10/2018, 18:55.
    Sono capitato in questo forum per caso, volevo delocalizzare me stesso...

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    • Il grande business del debito italiano

      A chi conviene il debito italiano?

      Forse non tutti sanno che a partire dal 1992, con l’unica eccezione del 2009, il saldo primario del bilancio dello Stato (ovvero la differenza tra le entrate e le uscite complessive, al netto della spesa per interesse) è sempre stato abbondantemente positivo. In questi anni, dal 1992 al 2017, lo Stato ha prodotto un risparmio pari a 795 miliardi. Negli ultimi 25 anni, l’ammontare delle spese per interessi ha, invece, raggiunto una cifra pari a 2094 miliardi. Di conseguenza il debito pubblico italiano è cresciuto di 1.299 miliardi.

      Appare quindi evidente che la principale causa dell’aumento del debito pubblico italiano dipende dalla spesa per interessi, la cui dinamica negli ultimi anni è stata sempre più condizionata dalla speculazione finanziaria.

      L'articolo dimostra in modo chiarissimo, per chiunque abbia la pazienza di leggere , il perchè delle conclusioni che qui riporto :
      "L' ’Italia non si trova in una situazione di rischio di insolvenza, come gli allarmismi del gotha finanziario vogliono far credere. La campagna mediatica, orchestrata anche da alcuni siti di informazione compiacenti (a destra come a sinistra), ha come scopo principale attivare campagne speculative, assai lucrose per chi detiene il controllo dei flussi finanziari;
      Il debito pubblico italiano è stato causato dall’incremento della spesa per interessi (a seguito delle campagne speculative) e da riforme fiscali che hanno favorito un poderoso trasferimento di risorse dalle fasce più povere della popolazioni a quelle più ricche. E’ quindi del tutto falsa la narrazione dominante che associa la crescita del debito pubblico all’aumento della spesa pubblica, soprattutto nel periodo degli anni ’80 del secolo scorso, quando passò dal 60% a oltre il 120%. Eppure, come correttamente scrive Marco Bersani: “i dati ufficiali sulla spesa pubblica di quel decennio raccontano un’altra verità: infatti, al netto della spesa per interessi, la spesa pubblica italiana è passata dal 42,1% del Pil nel 1984 al 42,9% nel 1994, mentre, nello stesso periodo, la media europea vedeva un aumento dal 45,5% al 46,6% e quella dell’eurozona dal 46,7% al 47,7%. Ovvero, sia in percentuale assoluta, sia in percentuale di aumento relativo, la spesa pubblica italiana si è costantemente posizionata a livelli inferiori rispetto al resto dell’Ue e dell’eurozona”.
      Il debito pubblico è così un”business”: favorisce la rendita finanziaria e coloro che sono già i più ricchi.
      L’attuale proposta di manovra finanziaria con l’enfasi sulla “flat tax” non fa altro che contribuire ad alimentare tale business. Solo il ripristino di una tassazione unica per tutti i cespiti di reddito e il ritorno ad una più elevata progressività delle imposte possono contribuire non solo ad una maggiore equità fiscale ma anche a ridurre il debito pubblico."

      Fa scandalo la richiesta del governo italiano di portare il rapporto deficit/pil al 2,4% e così si alimenta una campagna mediatica - a destra come a sinistra – che ha in realtà il vero obiettivo di spianare la strada alla speculazione finanziaria. In base ai nudi dati economici, l’Italia non è affatto a rischio di

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      • Della serie Facciamoci sempre riconoscere! Queste cose si pagano!


        Coem si può essere presi sul serio quando a "parole" il governo italiano dichiara di essere disposto a collaborare ad una soluzione riguardo al DEF in sede europea, poi un europarlamentare del partito governativo più euroscettico si comporta da infantiloide










        Allego le motivazioni del Leghista scalzo

        Sono capitato in questo forum per caso, volevo delocalizzare me stesso...

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        • "Se Bruxelles ti boccia la legge di Stabilità, tu gliela restituisci tale e quale e fa uno pari".
          Matteo Renzi, 16 ottobre 2015

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          • Gentile Commissario Moscovici

            ho ascoltato attentamente la sua conferenza stampa dove spiega le motivazioni che hanno spinto a rigettare il budget del governo italiano per flagrante violazione delle cosiddette regole europee.
            Non credo di sbagliarmi se le dico che l'argomento più forte da lei usato per motivare la grave decisione è che ogni italiano ha 37 mila euro di debito fin dal momento della sua nascita.

            Mi consenta di spiegarle che la sua è una affermazione solo in parte vera, ricordandole peraltro che coloro che danno informazioni in parte vere - ed omettendo altre verità- mentono in una forma sofisticata che si chiama manipolazione. Dovrebbe infatti ricordare che quel debito pubblico che tanto la preoccupa è per oltre il 60% detenuto dagli stessi italiani. Dunque, è sì vero, che gli italiani hanno una quota di debito pubblico pro capite pari a 37000 euro ma è altrettanto inoppugnabilmente vero che quegli stessi italiani sono creditori verso il proprio stato per almeno 24000 euro a testa (in media, ovviamente). Ciò significa che il debito pubblico pro capite netto è al massimo di 13000 euro a testa.

            Ma che cos'è questo debito pubblico che tanto la affligge Signor Moscovici? Provo a spiegarglielo brevemente: il debito pubblico non è nient'altro che la quota di risparmio che lo stato italiano chiede generalmente ai propri cittadini per pagare i servizi e le infrastrutture che offre ai suoi cittadini stessi. Per la verità nel caso specifico italiano lo Stato i servizi e le infrastrutture che offre se le paga direttamente con la leva fiscale: non vi sarà sfuggito che siamo il paese più virtuoso d'Europa avendo inanellato 26 degli ultimi 27 ultimi bilanci annuali in avanzo primario.
            Ma andiamo avanti signor Moscovici; lei si preoccupa tanto della crescita del debito pubblico italiano anziché concentrarsi sulla sua sostenibilità; dunque lei sostiene che ciò che conta è la diminuzione del debito pubblico in quanto tale. In sostanza nella sua visione economica lei ritiene che il modello di sviluppo al quale dovremmo puntare è quello del virtuosissimo Botswana che ha un rapporto debito/pil del 22,3%. Un paese che raccoglie dunque il plauso e l'ammirazione dei Mercati Finanziari e dei suoi Guardiani, quali l'agenzia di rating Moody's, che gli assegna uno stupendo voto A2 che noi italiani dovremmo invidiare. Ovviamente questo bellissimo voto ha il suo prezzo come tutte le cose belle della vita: in Botswana non c'è un servizio sanitario nazionale capillare e universale come in Italia o anche nella sua bellissima Francia. Infatti il 30% della popolazione è affetta da Aids.

            Un prezzo da pagare per lei evidentemente accettabile pur di avere l'agognato plauso dei Mercati Finanziari e dei suoi Oracoli dispensatori di Rating. Non solo, il 40% della popolazione del Botswana vive con meno di 2 dollari al giorno. Ma cosa vuole che sia la povertà endemica rispetto al roboante plauso dei Mercati Finanziari? C'è solo un piccolo problema: l'Europa non ha mai detto agli italiani che l'Europa nasceva con l'idea di indicarci come modello di sviluppo umano quello implementato nel paese africano suddetto. Un modello incentrato su un'unica stella polare: ottenere il plauso dei Mercati Finanziari e delle sue Agenzie di Rating. Qualunque sia il costo umano per ottenere questo.

            Potrei ricordarle molte altre cose signor Moscovici, quali per esempio che l'Italia ha un attivo nella sua Bilancia Commerciale pari a 50 miliardi di euro annui e 60 miliardi annui di saldo delle Partite Correnti. Ciò ci pone sotto questo specifico aspetto nel podio dei paesi più virtuosi d'Europa assieme alla Germania e all'Olanda. Ma al di là di questo, lei dovrebbe sapere, che ciò significa che l'Italia vive ampliamente al di sotto delle sue possibilità e che il Sistema-Italia è anzi creditore netto nei confronti del resto del mondo. E forse lo è anche della sua Francia cronicamente in passivo nella bilancia commerciale, come un'Argentina qualsiasi.

            Le dico questo senza alcun intento sciovinistico ma solo per sottolinearle che il rapporto debito/pil valuta solo una piccola parte della stabilità finanziaria di un paese: oltre al debito pubblico c'è anche quello privato e se la bilancia commerciale è in passivo cronico e lo stato ha un basso debito pubblico significa inoppugnabilmente che i debiti per finanziare la bilancia commerciale sono nascosti nel settore privato. Lei mi dirà che tutto questo anche se giusto non è contemplato dalle regole di Maastricht e dunque non le interessa. Al che io umilmente le rispondo che se questo elementare meccanismo economico non è contemplato dalle regole di Maastricht il problema non è del meccanismo economico ma delle regole che non lo contemplano: infatti la Spagna (all'epoca virtuosissima con un rapporto debito/pil inferiore al 40%) per questo meccanismo inesorabile si è vista saltare in aria il proprio debito privato, e di conseguenza il proprio sistema bancario, finendo sotto le terribili cure dei vari meccanismi europei di stabilità che lei conosce benissimo.

            Questo per dirle che l'economia opera secondo le sue regole inesorabili e terribili anche se le regole scritte nei trattati politici non le prevedono. In altri termini lei parla e agisce seguendo pedissequamente e ottusamente delle regole sbagliate perché tengono conto solo di una parte di quel meccanismo economico che governa i rapporti economici tra le nazioni. Se la Commissione di cui lei fa parte fosse mossa da saggezza anziché da un'ottusa visione da ragioniere di provincia che la spinge a seguire delle regole parziali, e dunque inique, per vessare una nazione nel complesso virtuosa opererebbe per cambiare quelle regole e completarle tenendo conto di ciò che ci suggeriscono l'indicatore della bilancia commerciale, quello del debito privato e quello della Posizione Finanziaria Netta delle singole nazioni appartenenti all'Area Euro. Ciò per evitarvi anche figure da ignoranti: la Storia sa essere bizzarra ed inesorabile. Magari mentre fate la faccia feroce da Cerbero all'Italia considerando le parziali regole di Maastricht vi potrebbe saltare per aria qualche altro paese membro virtuosissimo secondo le vostre regole ma assolutamente deficitario di quel meccanismo complessivo che voi vi ostinate o non osservare. Del resto, come le dicevo nell'Euro zona è già successo che siano saltati per aria paesi apparentemente virtuosi come appunto la Spagna ma anche l'Irlanda.

            Certo che non vorrete passare alla Storia come delle persone che hanno fatto ripiombare l'Europa nella situazione politica del 1913 a causa dell'applicazione di regole ottuse e stupide le porgo i miei più cordiali saluti.

            Un cittadino europeo (almeno per il momento).
            lettera di Giuseppe Masala

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            • SAPETE QUANTO È COSTATO IL GOVERNO GIALLOVERDE FINORA? 198 MILIARDI, PIÙ DEL 10% DEL PIL

              – LO STUDIO DELLA FONDAZIONE HUME CHE QUANTIFICA L’INCERTEZZA POLITICO FINANZIARIA TRA SPREAD E DEPREZZAMENTO DEL MERCATO OBBLIGAZIONARIO

              – SI TRATTA DI PERDITE VIRTUALI, MA CHE INFLUISCONO ANCHE SU FAMIGLIE E IMPRESE, CHE…







              http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/sapete-quanto-nbsp-costato-governo-gialloverde-finora-198-186188.htm

              Estratto

              "Ebbene, nel primo periodo, quando non era ancora chiaro chi avrebbe governato e con quali programmi, si è registrato un crollo dei titoli di Stato (perdite per 52,9 miliardi) e delle obbligazioni (24,7 miliardi), e più contenuto anche dei valori azionari (13,7 miliardi). A partire dall' insediamento del governo M5s-Lega, fino ad ottobre, si osserva invece un tracollo della Borsa che perde 54 miliardi, mentre è continuata la fuga dai titoli di Stato (altri 35,6 miliardi) e dalle obbligazioni (17 miliardi).


              Questo porta alla cifra totale di 198 miliardi di euro «bruciati» dalle elezioni fino a questo momento, di cui 107 miliardi dal momento in cui Conte, Di Maio e Salvini hanno giurato al Quirinale. Il totale salirebbe a oltre 300 miliardi se si prendono in considerazione anche i Btp detenuti da Bankitalia e operatori stranieri."








              Tanto per ripasare un pò di Behavioral economics

              Prendiamo per esempio una famiglia che ha una ricchezza "stock" e ricchezza "flusso".

              Lo stock è costituito da un'abitazione di 250.000€ e da titoli/azioni per 100.000€; poca roba sul C/C; il flusso da 2 stipendi mensili di 4.000 complessivi. Gli stipendi vengono spesi interamente perchè gli altri assets posseduti costituiscono una sufficiente riserva economica, questa la psicologica!

              Ora considerate che tale famiglia aveva investito nelle azioni della Pop di Vicenza, quella dei prestiti baciati, (ma è lo stesso per MPS) tutti i suoi 100.000€. Come sapete quelle azioni passarono da una quotazione di 60€ alla miseria di 10 centesimi!! In pratica voltilizzato il risparmio di una vita, la famiglia si ritrova impoverita

              Superato lo shock, l'amarezza, e soprattutto l'incazzatura di essersi fidati di banchieri che si facevano solo gli affaracci loro... Cosa fa la nostra famiglia
              Essa riparte da quello che ha, cioè la casa* e gli stipendi, ma si sente pià incerta in prospettiva perchè non ha più una parte della ricchezza stock che gli dava sicurezza. Sai, ci cono tanti imprevisti nela vita, se succede qualcosa per cui occorre affrontare una spesa medio-grande i 100.000€ in azioni potevano convertisi in liquidità molto più facilmente del mattone, e cmq era salva l'abitazione.

              Ora, la famiglia per ricostruire l'asset finanziario che gli dava tranquillità inizia a risparmiare, cioè rinuncia a spendere una parte dei 4.000€ mensili per acquistare titoli finanziari, magari con molta più attenzione .
              Ma questo vuol dire che il flusso di spesa del nucleo familaire si è auto-diminuito di magari 1.000/1.500€, che con buona approssimazione incideranno sui beni voluttuari e/o su quelli di alta qualità.

              Per analogia, la "manovra depressiva", subita suo malgrado, dalla famiglia dell'esempio può essere estesa a tutta la popolazione ed al mercato nazionale quando accadono crolli del valore degli assets, non solo finanziari. *Anche i valori immobiliari sono parecchio scesi.

              Non oso pensare alle Imprese, cioè alle loro esposizioni debitorie da garantire da ... e/o agli accantonamenti per gli investimenti, o il TFR.


              Mi fermo qui. Meditate gente, meditate
              Last edited by Martin; 24/10/2018, 22:42.
              Sono capitato in questo forum per caso, volevo delocalizzare me stesso...

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              • Fausto Carioti per “Libero Quotidiano”   CONTE DI MAIO SALVINI La gestione spericolata delle finanze pubbliche che Luigi Di Maio ha imposto a Giovanni Tria e Giuseppe Conte poteva spingere la Commissione europea su due strade diverse. L' ipotesi migliore per noi



                La settimana scorsa è circolato un sondaggio nel quale risultava che solo il 42% degli italiani voleva resta in UE. Probabilmente questo manifesta più in generale la scarsa fiducia verso le classi dirigenti politiche.
                Come si fa non avere delle perplessità se tutti i giorni vedi quell'allegrotto di Juncker!

                Tuttavia, nello stesso sondaggio si evidenziava nettamente che il 62% degli intervistati voleva mantenere l'Euro come moneta per le transazioni.

                Attenzione, sappiate cari sovranistri & euroscettici quello che conta è il portafoglio
                Sono capitato in questo forum per caso, volevo delocalizzare me stesso...

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                • Questa mattina ad Omnibus, condoto da Alessandra Sardoni, il sen prof Monti si è intesta la vittoria del suo governo sullo spread. Il prof non ha mai nominato BCE e Draghii!
                  Siccome non sono d'accordo proverò a confutarlo.

                  Do atto al governo Monti di aver preso i provvedimenti per contrastare la speculazione finanziaria internazionale che aveva preso di mira i titoli pubblici che emettiamo per pagare il nostro debito pubblico. Lascio sospeso il giudizio perchè si discute ancora se siano sta prese le misure giuste.

                  L'efficacia del governo guidato da Monti, durato dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013, nella riduzione dello spread si è avvertita per il primo trimestre del 2012, poi gli interessi son tornati a salire malgrado la cura draconiana che ha fece sprofondare il PIL

                  La svolta arriva il 26 luglio 2012, quando il Governatore della BCE Mario Draghi pronuncia il famoso "wathever it takes..." e da lì godiamo di un ampio respiro sul mercato dei titoli pubblici



                  Last edited by Martin; 24/10/2018, 17:50.
                  Sono capitato in questo forum per caso, volevo delocalizzare me stesso...

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                  • «A maggio ci prenderemo la nostra rivincita e lo schock politico che vi cancellerà permetterà all'Europa, quella vera, di risorgere dal baratro in cui le vostre scelte scellerate l'hanno portata.»
                    Uno straripante Marco Zanni al Parlamento Europeo
                    [emoji1319][emoji1319]

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                    • L'essenza del politico è volontà.
                      Conformare la realtà sociale ed economica ai bisogni popolari.
                      Oggi questo libero gioco è infrenato dal mito delle regole inflessibili.
                      Mito a sua volta espressione di volontà, ma ostile al popolo.
                      Credo che la vera questione sia questa.
                      #manovra

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                      • E intanto in Svizzera, in Ticino in particolare, aumenta l'affluso di capitali italiani... :-))))

                        https://www.godominicanrepublic.com/it_IT/
                        https://www.livio.com

                        P.S. a chi mi scrive in PVT: la mia attività si svolge solo in RD, concediamo finanziamenti/prestiti esclusivamente ai residesidenti o a chi possiede garanzie sull'isola… :-)))

                        .

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                        • Originariamente Scritto da anacleto Visualizza Messaggio
                          E intanto in Svizzera, in Ticino in particolare, aumenta l'affluso di capitali italiani... :-))))
                          Avete per caso letto nell’ultimo fine settimana sul Sole 24 Ore di ‘fuga’ degli investitori esteri dall’Italia? Avete qualche dubbio sulla effettiva consistenza di questa fuga ed avete voglia di capire cosa stia realmente accadendo?

                          Andiamo con ordine. Venerdì 19 il Bollettino Economico, pubblicato trimestralmente dalla Banca d’Italia, tra i tanti dati, ne mostrava uno: in agosto gli investitori stranieri (i ‘non residenti’ nel linguaggio dei banchieri centrali) hanno diminuito i loro investimenti in titoli pubblici italiani per circa €17miliardi.

                          Da qui l’immediata partenza di un tam tam mediatico finalizzato, ancora una volta, a dare l’immagine di un Paese che non riscuote fiducia, sull’orlo del ‘baratro’. Ora, giova ricordare che diffondere informazioni relative ai mercati ed a tutti gli strumenti finanziari è un’operazione da eseguire con molta cura, poiché è elevato il rischio della profezia autoavverante. Cioè prospettando il timore che accada qualcosa (la fuga dei capitali), si concorre proprio all’avveramento di quell’evento e si dà il via ad un circolo vizioso potenzialmente inarrestabile.

                          Andando direttamente alle fonti, il quadro che emerge è molto più articolato di quanto si voglia far credere. Infatti, il dato di agosto citato, fonte principale di tutto il clamore mediatico, è simile a quello registratosi in agosto di tutti i 5 anni precedenti (nel 2017 disinvestimenti per €22miliardi, solo per citare un caso). Si, avete letto bene, e non lo dico io. Banca d’Italia spiega che ad agosto, ogni anno, l’emissione di titoli è inferiore ai rimborsi e quindi è abbastanza probabile che chi investe dall’estero abbia diminuito la consistenza dei titoli detenuti. In altre parole, in agosto al Tesoro vanno al mare e gli stranieri hanno pochi titoli da comprare poiché ricevono prevalentemente solo rimborsi dei titoli in scadenza. Quindi nessuna fuga. Solo variazioni dovute alla stagionalità nelle emissioni di titoli.


                          Nell’ansia di creare clamore, si lascia emergere un fatto, quello si, davvero preoccupante. In agosto lo spread è aumentato di circa 40 punti (da 240 a 280) e tale aumento è stato proprio attribuito a queste vendite estere. Ed allora perché nell’agosto degli anni precedenti, di fronte a vendite simili, lo spread non si

                          mosso? Forse c’entra il fatto che c’era una Banca Centrale a comprare e che, quest’anno, gli acquisti della BCE si sono ridotti a €30miliardi? Torna quindi al centro della scena il problema principale: come è possibile che il mercato del terzo debito pubblico al mondo sia lasciato senza il presidio di una Banca Centrale? Il lavoro dell’investitore o risparmiatore è quello di fare scelte, legittime, di acquisto o vendita per ottenere i migliori rendimenti ma è opportuno che un mercato così ampio e delicato per l’economia di uno Stato possa rimanere senza un compratore di ultima istanza? O dobbiamo attendere che si arrivi di nuovo come nel luglio 2012, con spread oltre 500, per capire che il ‘Whatever it takes’ pronunciato da Draghi, che fece scendere rapidamente lo spread, deve essere permanente?
                          Avendo la curiosità di capire cosa fosse accaduto anche a maggio (disinvestimenti pari a €25miliardi) e giugno (€33miliardi), si può scoprire che in giugno quei deflussi sono stati in gran parte compensati da ‘raccolta netta delle banche italiane sul mercato interbancario estero, fortemente aumentata in giugno’ come scrive testualmente Banca d’Italia. In altre parole, dall’estero hanno disinvestito in titoli pubblici ed hanno parcheggiato la corrispondente liquidità presso le banche italiane. Se ci fosse stata sfiducia nel Paese, come si vuole far credere, gli stranieri avrebbero lasciato tutti quei miliardi presso le banche italiane, il cui attivo è peraltro pieno di titoli pubblici?

                          Se proprio si vuole parlare di fuga, l’unico mese in cui questi deflussi trovano contropartita contabile netta solo nelle passività della Banca d’Italia verso l’Eurosistema (il famigerato saldo Target 2) è maggio. Non è questa la sede per addentrarsi sulla natura di queste passività (debito o semplice contropartita contabile), qui basti ricordare che questa è una delle caratteristiche dell’euro: lo sbilancio tra i flussi in entrata ed

                          uscita dal Paese per pagamenti/incassi di merci, servizi, strumenti finanziari, non viene regolato, ma ‘si segna’, ed il saldo Target 2 è il contatore di questi flussi.

                          Da notare che, da fine marzo 2017 a fine marzo 2018, i titoli di Stato detenuti da non residenti sono passato da €728 a €790miliardi, poi a fine giugno 2018 sono scesi a €706miliardi, poco al di sotto del livello di partenza. Mettendo le cose in prospettiva, si può ragionevolmente concludere che gli stranieri erano arrivati alla vigilia delle nostre elezioni un po’ troppo carichi e si sono alleggeriti. Normali scelte di allocazione di portafoglio, come accade tutti i giorni in tutti i mercati del mondo, senza destare particolari allarmi.

                          Ma i numeri di Banca d’Italia riservano anche altre sorprese: la fuga in atto non è quella degli stranieri dai titoli italiani, ma quella degli italiani verso i titoli stranieri. Infatti, da marzo 2015 (inizio del Quantitative Easing) ad agosto 2018, ben €349miliardi sono stati investiti dagli italiani prevalentemente in titoli e fondi comuni esteri. Ora sappiamo dov’è finita tutta la liquidità ‘stampata’ con cui la BCE ha comprato i titoli pubblici dell’eurozona (circa 2.900 miliardi, di cui circa 360 direttamente nel bilancio della Banca d’Italia): è stata usata per imbottirci di fondi comuni esteri. Ma questo è sconveniente dirlo: non è funzionale alla narrazione dominante perché è un fenomeno in atto ormai da 3 anni e quindi non è spendibile da chi vorrebbe dimostrare che la fuga (improbabile) è un’altra.

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                          • Originariamente Scritto da matmat Visualizza Messaggio
                            Avete per caso letto nell’ultimo fine settimana sul Sole 24 Ore di ‘fuga’ degli investitori esteri dall’Italia? Avete qualche dubbio sulla effettiva consistenza di questa fuga ed avete voglia di capire cosa stia realmente accadendo?

                            Andiamo con ordine. Venerdì 19 il Bollettino Economico, pubblicato trimestralmente dalla Banca d’Italia, tra i tanti dati, ne mostrava uno: in agosto gli investitori stranieri (i ‘non residenti’ nel linguaggio dei banchieri centrali) hanno diminuito i loro investimenti in titoli pubblici italiani per circa €17miliardi.

                            Da qui l’immediata partenza di un tam tam mediatico finalizzato, ancora una volta, a dare l’immagine di un Paese che non riscuote fiducia, sull’orlo del ‘baratro’. Ora, giova ricordare che diffondere informazioni relative ai mercati ed a tutti gli strumenti finanziari è un’operazione da eseguire con molta cura, poiché è elevato il rischio della profezia autoavverante. Cioè prospettando il timore che accada qualcosa (la fuga dei capitali), si concorre proprio all’avveramento di quell’evento e si dà il via ad un circolo vizioso potenzialmente inarrestabile.

                            Andando direttamente alle fonti, il quadro che emerge è molto più articolato di quanto si voglia far credere. Infatti, il dato di agosto citato, fonte principale di tutto il clamore mediatico, è simile a quello registratosi in agosto di tutti i 5 anni precedenti (nel 2017 disinvestimenti per €22miliardi, solo per citare un caso). Si, avete letto bene, e non lo dico io. Banca d’Italia spiega che ad agosto, ogni anno, l’emissione di titoli è inferiore ai rimborsi e quindi è abbastanza probabile che chi investe dall’estero abbia diminuito la consistenza dei titoli detenuti. In altre parole, in agosto al Tesoro vanno al mare e gli stranieri hanno pochi titoli da comprare poiché ricevono prevalentemente solo rimborsi dei titoli in scadenza. Quindi nessuna fuga. Solo variazioni dovute alla stagionalità nelle emissioni di titoli.


                            Nell’ansia di creare clamore, si lascia emergere un fatto, quello si, davvero preoccupante. In agosto lo spread è aumentato di circa 40 punti (da 240 a 280) e tale aumento è stato proprio attribuito a queste vendite estere. Ed allora perché nell’agosto degli anni precedenti, di fronte a vendite simili, lo spread non si

                            mosso? Forse c’entra il fatto che c’era una Banca Centrale a comprare e che, quest’anno, gli acquisti della BCE si sono ridotti a €30miliardi? Torna quindi al centro della scena il problema principale: come è possibile che il mercato del terzo debito pubblico al mondo sia lasciato senza il presidio di una Banca Centrale? Il lavoro dell’investitore o risparmiatore è quello di fare scelte, legittime, di acquisto o vendita per ottenere i migliori rendimenti ma è opportuno che un mercato così ampio e delicato per l’economia di uno Stato possa rimanere senza un compratore di ultima istanza? O dobbiamo attendere che si arrivi di nuovo come nel luglio 2012, con spread oltre 500, per capire che il ‘Whatever it takes’ pronunciato da Draghi, che fece scendere rapidamente lo spread, deve essere permanente?
                            Avendo la curiosità di capire cosa fosse accaduto anche a maggio (disinvestimenti pari a €25miliardi) e giugno (€33miliardi), si può scoprire che in giugno quei deflussi sono stati in gran parte compensati da ‘raccolta netta delle banche italiane sul mercato interbancario estero, fortemente aumentata in giugno’ come scrive testualmente Banca d’Italia. In altre parole, dall’estero hanno disinvestito in titoli pubblici ed hanno parcheggiato la corrispondente liquidità presso le banche italiane. Se ci fosse stata sfiducia nel Paese, come si vuole far credere, gli stranieri avrebbero lasciato tutti quei miliardi presso le banche italiane, il cui attivo è peraltro pieno di titoli pubblici?

                            Se proprio si vuole parlare di fuga, l’unico mese in cui questi deflussi trovano contropartita contabile netta solo nelle passività della Banca d’Italia verso l’Eurosistema (il famigerato saldo Target 2) è maggio. Non è questa la sede per addentrarsi sulla natura di queste passività (debito o semplice contropartita contabile), qui basti ricordare che questa è una delle caratteristiche dell’euro: lo sbilancio tra i flussi in entrata ed

                            uscita dal Paese per pagamenti/incassi di merci, servizi, strumenti finanziari, non viene regolato, ma ‘si segna’, ed il saldo Target 2 è il contatore di questi flussi.

                            Da notare che, da fine marzo 2017 a fine marzo 2018, i titoli di Stato detenuti da non residenti sono passato da €728 a €790miliardi, poi a fine giugno 2018 sono scesi a €706miliardi, poco al di sotto del livello di partenza. Mettendo le cose in prospettiva, si può ragionevolmente concludere che gli stranieri erano arrivati alla vigilia delle nostre elezioni un po’ troppo carichi e si sono alleggeriti. Normali scelte di allocazione di portafoglio, come accade tutti i giorni in tutti i mercati del mondo, senza destare particolari allarmi.

                            Ma i numeri di Banca d’Italia riservano anche altre sorprese: la fuga in atto non è quella degli stranieri dai titoli italiani, ma quella degli italiani verso i titoli stranieri. Infatti, da marzo 2015 (inizio del Quantitative Easing) ad agosto 2018, ben €349miliardi sono stati investiti dagli italiani prevalentemente in titoli e fondi comuni esteri. Ora sappiamo dov’è finita tutta la liquidità ‘stampata’ con cui la BCE ha comprato i titoli pubblici dell’eurozona (circa 2.900 miliardi, di cui circa 360 direttamente nel bilancio della Banca d’Italia): è stata usata per imbottirci di fondi comuni esteri. Ma questo è sconveniente dirlo: non è funzionale alla narrazione dominante perché è un fenomeno in atto ormai da 3 anni e quindi non è spendibile da chi vorrebbe dimostrare che la fuga (improbabile) è un’altra.
                            Non ho capito, tutta questa pappardella per giustificare il fatto che gli istituti finanziari ticinesi hanno notato un afflusso maggiore di soldi degli italiani?... boh…

                            https://www.godominicanrepublic.com/it_IT/
                            https://www.livio.com

                            P.S. a chi mi scrive in PVT: la mia attività si svolge solo in RD, concediamo finanziamenti/prestiti esclusivamente ai residesidenti o a chi possiede garanzie sull'isola… :-)))

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                              • Hai ragione, sicuramente gli istituti svizzeri si saranno sbagliati... :-))))))

                                https://www.godominicanrepublic.com/it_IT/
                                https://www.livio.com

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